martedì 21 maggio 2013

Neolingua

C’è una dittatura, in “1984” di George Orwell; e uno dei suoi aspetti principali è la creazione di una lingua nuova, che nelle versioni italiane del romanzo di solito viene chiamata “neolingua”. Ci pensavo ieri sera, e a dire il vero ci penso ogni giorno di più perché di parole inventate o riadattate ne abbiamo sempre di più.
Provo a fare un elenco veloce delle principali:
- l’uso di “ministra” invece di ministro, e simili (sindaca, sindachessa, magistratessa...). Ieri sera, per radio, c’era appunto una signora che diceva con toni accorati che dire ministra a una donna che fa il ministro è importante e fondamentale, altrimenti si ricade nella cultura maschilista. Mah. Non dico che non se ne debba discutere, la lingua parlata è una lingua viva e cambia continuamente, come tutte le cose vive; ma se avete studiato un po’ di tedesco, o di latino, avrete imparato che esiste il genere neutro. La notizia dell’esistenza del genere neutro di regola scatena ilarità e doppi sensi negli studenti e studentesse italiani e italiane (di tutte le età, anche nei corsi per adulti), e allora l’insegnante spiega con pazienza che il genere neutro esiste anche in italiano, solo che non lo si insegna a scuola perché sarebbe una complicazione inutile. Alcuni esempi: le parole volpe, oca, gatto, cigno, e simili, indicano sia il maschio che la femmina; e sono quindi vocaboli neutri. La stessa cosa succede con parole come pubblico, studenti, passeggeri: genere neutro. Star lì a specificare ogni volta quanti sono i maschi e quante le femmine tra i passeggeri e tra gli spettatori è davvero una complicazione inutile, ma vedo che le complicazioni inutili piacciono, io non mi ci abituerò mai ma vedo sempre di più che alla gente piace moltissimo complicarsi la vita.
- femminicidio: da quando si parla di femminicidio, le donne assassinate sono state sempre di più. E’ impressionante. E non solo le donne: la madre che butta i due figli dalla finestra è di pochi giorni fa, c’è una crescita spaventosa della violenza che si vorrebbe arginare con una parola. Figuriamoci cosa importa a un pazzo omicida se l’azione che sta commettendo si chiama femminicidio o omicidio o assassinio o infanticidio, o magari geriatricidio, giulianicidio, fate voi.
- negritudine: è una parola che denota l’orgoglio di avere la pelle nera, e fu inventata da una grande persona, Léopold Sédar Senghor, primo presidente del Senegal indipendente. Adesso mi vengono a dire che dire negro è razzismo, ma negro è una parola italianissima, documentata da secoli, e anzi ci sono molte persone che fanno di cognome Negro, Negri, Negretti, Negrini, Negroni. Nell’equivoco è caduto perfino una persona di cultura come Gianni Mura: si vede che di Senghor e della negritudine mi ricordo soltanto io. Della confusione intorno alla parola “negro” ho già parlato qui, per intanto prendo atto che nessuno ha fatto notare, in questi giorni, che la presenza nelle istituzioni di razzisti dichiarati come il deputato leghista Borghezio è un gentile omaggio fatto a noi tutti dal signore che è proprietario del Milan fin dal 1994. Ne vogliamo parlare?
- Stalker: per me rimarrà sempre il film di Andrej Tarkovskij, la solitudine dello Stalker, il volto sofferto dell’attore Kajdanovskij. Volete parlare di molestie e di minacce? Ci sono le parole che usiamo da sempre, molestie e minacce. Vi pare poco? A me no, non mi piace essere molestato né minacciato, né tanto meno essere picchiato o ferito. Stalking è una parola inglese, che si usa comunemente nei paesi di lingua inglese: seguire una traccia, andare a caccia. Stalker è anche una guida attraverso luoghi sconosciuti (è questo il senso del titolo del film di Tarkovskij). Come mai si usa la parola stalking e stalker nel senso negativo, e sempre e solo in quello? Facile, c’era un ministro (pardon, ministra) in cerca di visibilità; e siccome siamo nel paese dei pubblicitari cos’altro si può fare, se non cambiare etichetta a un prodotto per dargli visibilità sugli scaffali? Siamo ormai in un immenso ipermercato, ma la verità triste è invece un’altra: il governo di cui faceva parte quella ministra ha tagliato i fondi alla polizia, e adesso le vittime delle molestie (stalking, detto in neolingua) sono più in pericolo di prima. La cronaca quotidiana ne è purtroppo la conferma.
- Austerità: in questi giorni ho sentito dire che a Cipro si licenzia perché c’è l’austerità. No, austerità è tenersi il cappotto dell’anno prima, o magari per dieci anni di fila se ci riuscite. Austerità è consumare con attenzione, non correre dietro alle mode, tenersi il telefonino se funziona ancora anche se non ha gli ultimi gadgets, queste cose qui. Se si vuole licenziare, lo dica chiaramente: LICENZIARE, tutte maiuscole e senza giri di parole, che sia ben chiaro cosa stai facendo.
- hashtag: adesso si pretende che tutti sappiano al volo che cos’è hashtag. Per conto mio, lo saprei anche ma faccio finta di non saperlo. Fino a pochi anni fa, nel mondo dei computer ci si divideva tra Apple e Windows; adesso c’è una Torre di Babele, ognuno con la sua neolingua e ognuno convinto che il suo sistema operativo sia migliore degli altri. Nel frattempo, nessuno fa più caso a quello che si dice e si scrive; l’importante è il supporto. Se vi vedono armeggiare con un dvd o un cd, non è che vi vengano a chiedere “cosa ascolti, cosa leggi”, vi dicono che hai ancora il cd e il dvd, quindi sei un minorato. Se dici che hai un blog, idem: oggi si va su facebook e su twitter, salvo poi lamentarsi della quantità di insulti che si ricevono. E se si facesse più attenzione ai contenuti, piuttosto che al supporto?
In conclusione, c’è una definizione di pigrizia che viene dal buddismo: una delle manifestazioni della pigrizia è occuparsi di questioni inutili o di poco conto. Inventandosi parole nuove si crede di affrontare il problema, invece succede il contrario: si pensa di aver affrontato il problema e invece abbiamo soltanto assecondato la nostra pigrizia.
(le immagini vengono tutte dal film "Stalker" di Andrej Tarkovskij)
PS: questo blog chiuderà domani, giorno di Santa Rita: ho ancora i cd e i dvd in casa, ho perfino dei libri vecchi di trent’anni che sfoglio regolarmente, sono davvero obsoleto. Divertitevi.

16 commenti:

franz ha detto...

da obsoleto a obsoleto, se ti chiudi nel monastero (nel medioevo la civiltà l'hanno conservata e traghettata fra quelle mura), dalla tua celletta, fatti sentire tu ogni tanto, come e quando vorrai:)

NoceMoscata ha detto...

Prima commento la storia dei neologismi. Ieri mio padre (vecchia generazione) si è arrabbiato tantissimo perché si parlava alla tv di mobbing e lui non capiva a cosa ci si riferisse. Poi, dopo che gliel'ho spiegato, si è arrabbiato ancora di più perché, a ragione, non si spiega come mai dobbiamo ricorrere alla parola mobbing quando esistono termini quali "vessazioni", "angherie" ecc per parlare di molestie sul lavoro et similaria. Insomma, come dargli/ti torto?

Poi: come il blog chiude domani? Stiamo scherzando? Veramente ci vuoi lasciare in questa valle di lacrime? :'(

È vero che nell'ultimo periodo son stata poco presente, ma ti ho letto sempre, giurin giurello.

Non lasciarciiiiiiiiiiiiiiiii!!!!

Giuliano ha detto...

ho aggiunto una voce, "austerità"
ciao Franz, anche discutere dell'imu o di quanto guadagnano i politici, o magari mettere i vecchi contro i giovani, è ormai manifestazione di pigrizia...
intanto, la gente sta sempre peggio e le cronache registrano un morto al giorno, suicida o omicida o tutti e due. (quando va bene, un morto al giorno; altrimenti due, tre, cinque, ma qui in Parlamento ci si occupa dell'ineleggibilità di Berlusconi, dopo vent'anni che è al governo...)

Giuliano ha detto...

Noce, che io stia chiudendo il blog è ormai palese da molto tempo... ho scritto tanto, tra qui e l'altro ci sono 832 e 858 post, totale 1690 se la calcolatrice a neuroni mi funziona ancora
:-)

Grazia ha detto...

Sulla neo-lingua hai ragione, come sempre, e anche sulla pigrizia. Nei tuoi post ritrovo molti dei miei pensieri. Mi pace leggerli da te meno confusi e più chiari di come mi si affacciano alla mente. Mi dispiacerà molto non ritrovarli. E' vero che potrò sempre rileggere i tuoi 1690 vecchi post, ma non poter condividere "in diretta" mi mancherà molto.
Arrivederci (spero) e un grande abbraccio di ringraziamento.
Se poi ci ripensi io sono qui...

Dario ha detto...

Pigrizia è anche rinunciare a condividere i propri pensieri :-P

bibliomatilda ha detto...

Caro Giuliano, la neolingua lascia esterrefatta pure me! e infastidita, anche. Femminicidio è una parola bruttissima, a mio parere, e mi sono sempre indignata, e adirata, da quando ero ragazza, non da oggi, per come molte donne si lasciavano trattare dai maschi loro compagni, pur se questi non sarebbero arrivati mai a massacrarle di botte! La cosa triste è che questi "neologismi" sbandierati da TV e media in generale attirano attorno a sé un notevole numero di persone liberandole, sempre a mio parere, della responsabilità vera della vita propria e degli altri! Vado alla manifestazione contro il "femminicidio" e continuo ad essere chiuso, annoiato, stanco e disilluso, respingente e sospettoso, competitivo ecc. ecc. nei miei rapporti con gli altri. Insomma il discorso è lungo. Si potrebbe dire anche, con altri, che più che insegnare alle donne tecniche di difesa si dovrebbe far sì che esse non abbiano necessità di difendersi perché nessuno dei propri compagni, piuttosto che perderle sarà mai disposto ad ucciderle. E' che, invece, quando proponi alla "gente" film come quelli di Tarkovskij ti dicono - che palle! che noia! - il dolore, la sofferenza non si accetta neppure in film, seppure accompagnato dalla poesia, figuriamoci il dolore della realtà.
:-)

Giuliano ha detto...

Grazia, le 10 o 12 persone che ho imparato a conoscere hanno tutte il mio indirizzo mail, e chi non ce l'ha mi può scrivere all'indirizzo mail sul mio profilo blogger...
:-)
hai dato un'occhiata al lavoro che sta facendo Currenti Calamo? (il link è nella colonnina a destra, se non ce l'hai già)

Giuliano ha detto...

Dario, tu sei passato dalle elementari alle primarie, wow!!
Chissà che emozione, che cambiamento splendido, quanti problemi in meno...
(no, la mia non è pigrizia, è che ho già scritto troppo. E poi le ultime elezioni sono state la mazzata definitiva, non ne posso più di leader che gridano e che vengono dalla tv. Ieri, al tg, l'ultimo colpo: Pisapia a braccetto con Maroni e Alfano, mentre inneggia alle videocamere in ogni angolo - eccetera. identico alla destra, anche Pisapia.)

Giuliano ha detto...

Cara T, oltretutto avevo un'amica carissima che mi ha raccontato del suo passato con una donna: la picchiava. Qui converrebbe rileggersi Jung, o quantomeno Stevenson (dr. Jekyll e Mr. Hyde) e fare i conti con la nostra parte oscura - ma non succederà.

bibliomatilda ha detto...

Quanto sta scritto nel post di currenti calamo, intitolato Il signore delle mosche, libro bellissimo di William Golding, credo sia adatto a definire ancora meglio il nostro discorso. Cosa ne pensi?

Giuliano ha detto...

sì, la guerra è davvero un pericolo imminente, e le prossime elezioni del Parlamento Europeo sono una mina vagante: chissà che maggioranza ne uscirà, con i votanti che ci ritroviamo. Tantissimi non vanno a votare, chi va a votare segue gli istinti più bassi, e senza razionalità non c'è democrazia, forse nemmeno la pace.

So che Graziano Spinosi conosceva Tonino Guerra, oggi anche gente come Tonino Guerra o Zavattini non c'è più spazio, sarebbero tagliati fuori completamente.

Giuliano ha detto...

un'altra parola curiosa è "omofobia": alla lettera, significa "paura dell'uguale". Diffiderà dei gemelli, l'omofobo? Avrà paura di chi gli somiglia? Temerà gli omogeneizzati e le soluzioni omogenee?
Curiosa parola, perché coniata da quelle persone che sono state sempre definite come "diversi" (o magari "invertiti"). Ci sarebbe materia per scrivere un capitolo intero di un libro di psicoanalisi, io preferisco mettere l'accento sull'ignoranza riguardo ai simboli e ai significati, che è forse la vera caratteristica di questa nostra epoca.

Giuliano ha detto...

Aggiornamento al luglio 2016
trovo su repubblica questo commento un tantino arrogante:
«Ma dopo 30 anni siamo ancora qui a chiederci se Virginia Raggi debba essere chiamata sindaca o sindaco?» si chiedeva sconsolata qualche giorno fa la giornalista Monica Sargentini (...) il dibattito nato intorno al risultato elettorale di Roma e di Torino (...) si è dipanato senza colpi di scena, con gli "oppositori" più o meno inconsapevolmente impegnati a seguire un sentiero mille volte percorso in passato: stesse battute (ma allora sentinella diventa sentinello?) stesse argomentazioni (non è il sesso a prevalere, bensì il ruolo che si ricopre), eccetera. Il risultato finale è stato un pasto stantio, per chi si occupa di questioni di genere da sempre. (...) Repubblica ha deciso di darsi una regola: si deve scrivere "sindaca", anche se questa scelta non piace a tutti. (...)
Claudia Arletti, Il Venerdì di Repubblica, 1 luglio 2016, rubrica "Bioritmi"

Che dire? "Da domani si fa così" e "Noi abbiamo deciso, e gli altri si devono adattare". Ho trovato molte volte, purtroppo, questo tipo di mentalità; nel mondo del lavoro, in fabbrica e negli uffici, è parente molto stretto del mobbing. Nel mondo della scuola, o delle amicizie, è più o meno la stessa cosa.
Non si ascoltano le ragioni degli altri (le mie le ho esposte qui sopra, sono cose che insegnano a scuola, è parte della grammatica italiana), si va avanti come vogliono loro perché "si fa così e basta".
Questioni grammaticali a parte, ci sono almeno due cose da dire, più o meno drammatiche: la prima è che l'italiano è una lingua sempre più marginale, al punto che ormai è diventato normale (anche su Repubblica, ahimè, e anche sul Corriere della Sera - due giornali a cui ero affezionatissimo) associare la parola "latino" al Sud America, o magari confondere omo e homo, o pensare che una parola che cominci con "trans" indichi sempre un'operazione urologica o una terapia farmacologica a base di ormoni. Magari questi giornalisti hanno perfino il diploma del liceo classico, pensa un po'; ma ormai la desemantizzazione delle parole italiane, o la loro sostituzione con altre prese a capocchia da altre lingue, è a un punto di non ritorno.
La seconda questione è ancora più seria, e drammatica: cambiando le parole e la grammatica a proprio piacimento si pensa di risolvere i problemi e di emendare tutti i mali del mondo. Una specie di bacchetta magica: io invento la parola "femminicidio" (o magari "omicidio stradale") e risolvo il problema. Un'ingenuità pericolosa: i "femminicidi" sono ormai così spaventosamente quotidiani che non si riesce nemmeno più a ricordarsi quello del giorno prima. Fa spavento.
Altri esempi li porto qui sopra; a tutte queste persone, plagiate probabilmente dai "creativi" del marketing e della pubblicità e che pensano che cambiando etichetta cambi il prodotto, che cambiando le parole cambi anche il mondo, consiglio la lettura di Konrad Lorenz e di Desmond Morris, giusto per fare due nomi conosciuti. I problemi del mondo sono veri e reali, dicendo sindaca invece di sindaco non si cancellano le Letizia Moratti, le truffe dentistiche della Regione Lombardia, e nemmeno Margaret Thatcher (unico Capo di Governo ad aver iniziato una guerra in Europa dal 1945 in poi: una donna).
Lasciando comunque perdere le questioni troppo grandi per uno come me, mi consento di ripetere una piccola osservazione: in grammatica esiste da sempre il neutro. Insegnamolo a scuola, sarebbe ora, e vedrete che quella sulla parola "sentinella" non sembrerà più una battuta ma un'osservazione di semplicissimo buon senso.
Volete complicare il mondo? Non è già abbastanza complicato? L'anima profondamente burocratizzata di questi giornalisti e giornaliste mi lascia sempre senza speranze. Avete vinto voi, "latino" è un messicano, un colombiano, un portoricano. Amen, e viva 'a sinnaca.

Giuliano ha detto...

Adesso ci sono anche i Cani Molecolari: immagino che siano invisibili a occhio nudo, grandi quanto una molecola. No, sono i cani addestrati che fiutano la droga e altre sostanze: non si poteva trovare un nome meno cretino? Evidentemente no, questa è l'epoca infantile, una vera e propria regressione all'infanzia, in cui i bimbi scemi (scemi perché si tratta di adulti) si mettono a giocare con le parole senza conoscerne i significati. Bimbi e bimbe, ci tengo a precisarlo: e intendo soprattutto giornalisti e giornaliste, che per mestiere dovrebbero conoscere sintassi, grammatica, etimologia.
A proposito, in epoca di correttori automatici gli errori di battitura e di ortografia sono spaventosamente aumentati. Non si salva nessuno, quotidiani, settimanali, mensili, telegiornali, avevo iniziato a prenderne nota ma poi mi sono fermato, impresa impossibile anche per Superman. Ne segnalo solo uno: il mese di giuglio, che esiste probabilmente solo su Repubblica (è lì che l'ho trovato). Mi rassegno, e penso che quando trovo "sindaca" (vedi commento precedente) si tratta soltanto dell'ennesimo errore di un giornalismo sempre più infantile e analfabeta.

Giuliano ha detto...

Gli insegnanti delle superiori, se interpellati, segnalano ormai da almeno un decennio la quantità di errori grossolani di ortografia e di sintassi degli studenti; non solo ai primi anni, anche alla maturità. Le cose sembra che non migliorino all'università, o nell'invio di un curriculum. Insomma, siamo davanti ad almeno una generazione di persone che non hanno confidenza con la lingua italiana. Forse anche a due generazioni, il che significherebbe comprendere anche i trentenni e oltre.
Mi sento di dire che la spiegazione corretta, per termini come sindaca, architetta (e perché non dottora?) sia proprio questa, la poca confidenza con la lingua italiana. Una vera e propria mutazione, insomma, con l'aggiunta spesso di un'arroganza disturbante quando si dice "oh no, sindachessa è brutto" (perché, sindaca è bello? ma va') che purtroppo ha ormai preso piede e sembra che ad essere contrari si sia contrari a tutto - ma in questo caso è solo una questione lessicale. O, per essere più precisi, l'idea di essere presi in giro: quanti omicidi di donne sono stati commessi, anche in maniera efferata, da quando ha preso voga la parola "femminicidio"? E quante donne sindaco o assessore sono state colte sul fatto, come i loro colleghi maschi, in pratiche illecite? Si gioca con le parole, e si perde di vista la realtà...