venerdì 3 agosto 2012

Lapislazzuli

In laboratorio, i reagenti e i sali di uso comune sono quasi tutti bianchi: esattamente come il sale da cucina, il bicarbonato e la soda solvay che si trovano nelle nostre case. Magari variano la forma e la consistenza delle polveri o dei cristalli, ma è comunque il colore bianco a dominare. Anche lo Iodio, che di per sè è colorato, dà sali bianchi: come lo Ioduro di Potassio ( formula chimica KI ) che viene normalmente aggiunto al sale da cucina per ottenere il sale iodato. Ci sono però molte eccezioni, soprattutto per il Cromo e il Rame: i sali di cromo sono giallo-arancio, i sali di rame sono azzurri o verdi. In Natura, le cose vanno diversamente: le rocce e i minerali sono di infinite forme e di molti colori, ed è qualcosa che tutti possiamo constatare (anche in gioielleria, of course). Questa enorme varietà di colori è dovuta al fatto che in Natura si sono verificati fenomeni impossibili da ripetere in laboratorio: alla formazione delle rocce hanno contribuito altissime temperature e altissime pressioni, cose inimmaginabili per noi umani. Di conseguenza, gli Elementi della Tavola Periodica si sono combinati in tutte le maniere possibili: la geologia e la mineralogia hanno classificato centinaia di minerali diversi in combinazioni sempre diverse, ognuna con forme differenti e colori differenti. Il discorso è quindi molto complesso; cercherò comunque di scriverne qualcosa meglio che posso.
Nei colori dei pittori, come per esempio in Giotto, l’azzurro è quasi sempre il lapislazzulo: nome strano e forse anche ridicolo, ma che si scompone facilmente in “lapis” (pietra: lapide, lapilli, mina di matita) e “lazulum”, deformazione latina della parola arabo-persiana che indica il colore che noi oggi chiamiamo azzurro.
da www.wikipedia.it :
Il lapislàzzulo è di colore azzurro intenso prevalentemente (ma ne esistono anche campioni di colore più vicino al celeste, a seconda della quantità di calcite), e da questo deriva il suo nome, composto dal latino lapis (pietra) e lazuli, genitivo del latino medioevale lazulum, derivato dall'arabo (al-)lazward, a sua volta dal persiano lāzhward che significa appunto "azzurro". Lo stesso termine "azzurro" deriva da lāzhward, con la perdita della L iniziale, assimilata con la lam dell'articolo determinativo arabo.
Il lapislazzuli è una roccia e non un minerale perché è composto da diversi minerali (prevalentemente lazurite, pirite e calcite). Il Lapislazzuli si trova in giacimenti soprattutto in Afghanistan (Miniera di Sar-e-Sang, in Badakhshan, citata anche da Marco Polo), Cina e Cile. È presente anche in alcune effusioni dei vulcani campani e laziali.
Parlare di lapislazzuli significa occuparsi anche del Blu Oltremare.
da www.wikipedia.it  :
Il blu oltremare è un pigmento inorganico di colore blu. Noto sin dall'antichità è un silicato di sodio e alluminio con inclusioni di solfuri e solfati; in altri termini è un calcare mineralizzato contenente dei cristalli cubici di lazurite. (....) In natura si trova una composizione simile nel lapislazzuli, una pietra semipreziosa che fino al XIX secolo, attraverso una costosa e lunga lavorazione, era utilizzata per la sua produzione. Tale pigmento si identifica oggi come oltremare genuino. Il nome blu oltremare deriva dal fatto che il lapislazzuli veniva estratto principalmente in Oriente e dai porti del vicino oriente (Siria, Palestina, Egitto) arrivava in Europa; da qui Oltremare, nome che questi territori avevano in epoca medievale.
Per un chimico, o per un agricoltore, il colore azzurro o verde-azzurro è legato soprattutto al Rame. Il cristallo del solfato di rame nelle scatole dei reagenti di laboratorio è infatti di un magnifico colore azzurro; il colore del verderame, usato in agricoltura contro i parassiti delle piante, è probabilmente ancora visibile nei vigneti, se avete la fortuna di abitare lì vicino.
Il solfato di rame è molto utile come esempio di ciò che succede in natura nella formazione delle rocce, e dei loro diversi colori: infatti, quando si forma la molecola di rame solfato ingloba al suo interno alcune molecole d’acqua. A seconda delle molecole d’acqua inglobate, cambia il colore del cristallo finale; probabilmente per un effetto specchio o prisma dell’acqua inglobata, ma io non sono un esperto di minerali e di più non saprei dire, mi conviene fermarmi qui. Nell’immagine qui sotto, presa da wikipedia, si vedono le due forme del rame solfato: anidro è bianco, ma basta aggiungere un po’ d’acqua per avere la colorazione azzurra. Ricordo solo che il rame e il cromo sono velenosi, e che ad essere pericolosi e causa di intossicazioni sono soprattutto i loro sali (solubili in acqua, e quindi assimilabili velocemente nel nostro corpo).
da www.wikipedia.it  :
Il solfato di rame o solfato rameico (...) esiste in forme diverse a seconda del grado di idratazione. La forma anidra è di colore verde pallido o bianco grigiastro, mentre la più comune forma pentaidrata è blu brillante. La forma anidra si trova in natura nella calcocianite, un minerale raro. Forme idrate si trovano in natura nel minerale calcantite (pentaidrata), e più raramente come bonattite (tridrata) e boothite (eptaidrata). Tra gli usi si cita l'impiego in agricoltura come concime CE o componente di alcuni anticrittogamici (fungicida rameico).
Questo fenomeno riguarda probabilmente anche il famoso rosso pompeiano: pare che in origine fossero ocra e azzurri, ma che le enormi temperature seguite all’eruzione del Vesuvio lo abbiano “cotto” fino all’attuale colore. Con la cottura, infatti, cambia la composizione chimica del pigmento e del suo supporto: non solo la natura stessa del pigmento, con nuove combinazioni dovute alla presenza nell’aria di zolfo per esempio, ma anche con la semplice eliminazione dell’acqua di cristallizzazione. Secondo Daniela Scagliarini dell’Università di Bologna (da Repubblica 8.2.2003), quello che invece era rosso nell’originale è virato fino al nero: ovviamente non in tutti i luoghi di Pompei, ma solo in quelli dove il calore è arrivato fino alle temperature più elevate, magari anche per via degli incendi. Però io non ho competenze precise sull’argomento, in questo momento non ho qui in casa testi di riferimento da citare e se anzi qualcuno mi indica dei libri da leggere su questi argomenti, ringrazio fin d’ora.
nelle immagini, oltre al frammento di lapislazzuli, Giotto, Melozzo da Forlì (l’angelo musicante) e Domenico Stanzione (Vergine col Bambino), un affresco di Pompei dalla “Villa dei Misteri”, le varie formule del solfato di rame, il verderame usato in agricoltura, e i cristalli di rame solfato pentaidrato: quasi tutto da wikipedia.
(continua)

2 commenti:

Grazia ha detto...

Che storia quella del rosso di Pompei ! Intanto con i tuoi bellissimi post sui colori mi hai fatto venir voglia di scrvere su Yves Klein e il suo blu. E poi chissà....

Giuliano ha detto...

il prossimo colore sarà infatti il Blu di Prussia
il discorso sull'acqua cristallizzata vale anche per i rossi e gli ocra, il Ferro ha diversi ossidi e idrossidi (la ruggine) sensibili al calore.
Yves Klein me lo ricordo benissimo, penso che tu sappia perchè...avevo visto un paio di foto su un quotidiano, ero sui 12 anni - adesso sono interessato ai suoi blu, da adulto però
:-)