martedì 20 settembre 2011

Orwell 2012

1.
Quell’apparecchio, che veniva chiamato teleschermo, si poteva abbassare di volume, mai annullare del tutto.
(George Orwell, 1984, prima pagina)
Nelle stazioni e nelle sale d’aspetto, e in metropolitana, è già così: non era così fino a pochi anni fa (pochissimi) ma, in contemporanea con una crisi economica gravissima che ha fatto togliere ai cittadini anche i servizi essenziali, i nostri politici hanno speso una enorme quantità di soldi in teleschermi. I teleschermi sono ovunque, e non trasmettono quasi mai informazioni ma pubblicità e altri messaggi più o meno subliminali; a differenza di quello che succede a casa nostra, non abbiamo il telecomando in mano, non c’è la manopola del volume. Si può pensare che questo sia solo un ulteriore passo verso qualcosa di più sottile: ormai la tecnologia lo consente, con i satelliti, con i telefonini, con gli smart phone, con facebook, con internet e con la tv digitale, siamo da tempo ben oltre a quello che poteva immaginarsi Orwell.
Una cosa Orwell non ha previsto, né poteva prevederla: che gli umani sarebbero stati ben contenti di essere controllati, e che anzi avrebbero pagato contenti pur di non rimanere senza quei gadget che permettono di controllarli, giungendo fino al punto di disprezzare chi non ne sente il bisogno e di disperarsi quando ne sono momentaneamente privi.

2.
Lontano, un elicottero volava fra un tetto e l’altro; se ne restava librato in aria per qualche istante, come un moscone, e poi saettava con una curva in un’altra direzione. Era la squadra di polizia, che curiosava nelle finestre della gente. Le squadre non erano granché importanti, tuttavia: quello che soprattutto contava era la polizia del pensiero, la cosiddetta Psicopolizia.
(George Orwell, 1984, seconda pagina)
La Guardia di Finanza usa già da tempo elicotteri per sorvegliare nel dettaglio i cittadini: lo fa (per adesso) per usi nobili, come la lotta all’evasione fiscale (piscine non dichiarate al catasto, eccetera). Sta di fatto che la tecnologia immaginata da Orwell oggi esiste: non solo, ci sono anche in giro i cosiddetti “droni”, mezzi volanti senza pilota, molto piccoli, con telecamera incorporata. Non solo: abbiamo da tempo Google View, Google Map, le riprese dal satellite, i navigatori satellitari, le videocamere nelle strade nelle banche nelle scuole e nei negozi (prossimamente anche in fabbrica), e altre tecnologie ancora. Ho controllato la via dove abito su uno di questi servizi: c’è tutto nel dettaglio, meno male che quando hanno scattato le fotografie avevo le tende abbassate. Per adesso cancellano le persone: ma è da supporre che da qualche parte gli originali siano conservati e, d’altra parte, una delle persone più influenti oggi sul pianeta, il signor Zuckerberg inventore di Facebook, ha espresso più volte pubblicamente il suo pensiero in proposito: per lui la privacy è un valore superato, roba da buttare via.

3.
Si doveva vivere (o meglio: si viveva, per un’abitudine che era infine diventata istinto) tenendo presente che qualsiasi suono prodotto sarebbe stato udito e che, a meno di essere al buio, ogni movimento sarebbe stato visto.
(George Orwell, 1984, terza pagina)
Penso che siano in pochi, pochissimi, ad aver letto il libro di Orwell dalla prima all’ultima pagina: i più lo citano pensando che sia un libro sull’Unione Sovietica, molti pensano che sia un libro ormai vecchio, sorpassato (se il titolo è 1984, figuriamoci, siamo ormai nel 2012...), altri infine (i più indottrinati dall’ideologia dominante) pensano che si riferisca solo ed unicamente al bieco comunismo. E quindi converrà ricordare che il titolo è un semplice cambio di cifre fra il 1948, anno in cui fu scritto il libro, e un anno che nel primo dopoguerra era ancora molto lontano ma non lontanissimo; che Orwell al comunismo vero e proprio e a quello che vide in URSS ha dedicato un altro libro, l’apologo di “La fattoria degli animali”; e che infine – questo è importante e mi sta molto a cuore – che “1984” ha molte chiavi di lettura, una delle quali riguarda la nostra stessa vita e il passare del tempo. E’ come se il protagonista vedesse se stesso in diverse fasi della sua vita, essendo presente in diverse forme contemporaneamente; ma questo è un discorso complesso e magari se ne può parlare più avanti. Si può però ancora aggiungere che è fortissima la tematica religiosa e trascendente: chi è quest’Essere che tutto vede e tutto controlla? Ai tempi di Orwell, non c’era nemmeno la tv...

PS: aggiornamento fine dicembre 2011: tutti i conti correnti verranno controllati, e tutti dovranno avere un conto corrente. Anche i pensionati non potranno più avere la pensione in contanti, per ora la soglia è 500 euro, domani si abbasserà ancora. Un passettino alla volta, ci si abitua a tutto: e intanto il vicepresidente della Regione Lombardia (Nicoli Cristiani, di CL) aveva in casa buste da centomila euro in contanti...

venerdì 2 settembre 2011

Lasst mich betrunken sein

Se la vita è solo un sogno,
perché allora la fatica, e il tormento?

Abbiamo al governo un partito fondato, tra gli altri, da un condannato per corruzione e da un condannato per mafia. Questo partito è al governo da molti anni, ed è stato votato da moltissimi miei connazionali: scusatemi, ma io non ce la faccio a dimenticarlo e a far finta di niente.
Wenn nur ein Traum das Leben ist,
Warum denn Müh und Plag?

Ho passato tutta la mia vita ad ascoltare le parole degli ignoranti, che si facevano beffe dei libri che leggevo e della musica che ascoltavo. “Li hai letti tutti, quei libri?” “Ma non ti viene da dormire ad ascoltare quella roba lì?”. Io pensavo: però in fin dei conti sono brave persone, gli voglio bene, non importa che siano ignoranti. Oggi quelle persone ignoranti sono ministri, sindaci, assessori, presidenti di regione e di provincia, dirigenti della Rai, si occupano del futuro dei nostri figli, li vogliono uguali a loro, ignoranti e indifferenti, e ormai ci sono riusciti. Scusatemi, ma io non ce la faccio più.
Wenn nur ein Traum das Leben ist,
Warum denn Müh und Plag?

La povertà è già qui tra noi, ma nessuno ne vuole parlare. Queste cose, nel senso degli sfratti e delle persone buttate in mezzo ad una strada perché chiudono le fabbriche, in USA esistono già da anni e sono state documentate da molti film. Le abbiamo importate anche qui, e c’è perfino gente che ne è contenta. D’altra parte, finché non tocca a noi... Per tutte queste cose, e per molte altre ancora di cui ho scritto qui in questi due anni, mi sto chiedendo se valga la pena di andare avanti a parlare ancora, o se non sia invece meglio far finta che tutto vada nel migliore dei modi. Dicono che la crisi non c’è, che si risolverà presto, ma non sono sicuro che la cosa riguardi anche me.
Per tutti questi motivi, dunque,
Was geht mich denn der Frühling an?
Laßt mich betrunken sein!

Musica: Gustav Mahler, da “Il canto della Terra” (Das Lied von der Erde, 1908)
Wenn nur ein Traum das Leben ist,
Warum denn Müh und Plag?
Ich trinke, bis ich nicht mehr kann,
Den ganzen, lieben Tag!
Und wenn ich nicht mehr trinken kann,
Weil Kehl und Seele voll,
So tauml' ich bis zu meiner Tür
Und schlafe wundervoll!
Was hör ich beim Erwachen? Horch!
Ein Vogel singt im Baum.
Ich frag ihn, ob schon Frühling sei,
Mir ist als wie im Traum.
Der Vogel zwitschert: "Ja! Der Lenz
Ist da sei kommen über Nacht!"
Aus tiefstem Schauen lausch ich auf,
Der Vogel singt und lacht!
Ich fülle mir den Becher neu
Und leer ihn bis zum Grund
Und singe, bis der Mond erglänzt
Am schwarzen Firmament!
Und wenn ich nicht mehr singen kann,
So schlaf ich wieder ein,
Was geht mich denn der Frühling an?
Laßt mich betrunken sein!
da "Die chinesische Flöte. Nachdichtungen chinesischer Lyrik", by Hans Bethge (1876-1946) , "Der Trinker im Frühling" Based on a text in Chinese by Li-Tai-Po (701-762)
by Gustav Mahler (1860-1911) , "Der Trunkene im Frühling", 1908, from Das Lied von der Erde, no. 5.
L'ubriaco in primavera Se solo un sogno è la vita, perché allora la fatica e il tormento? Io bevo, fino a non poterne più, per tutto il santo giorno! E quando non mi riesce più di bere, perché ho piena la gola e l'anima, barcollo fino alla porta di casa e dormo a meraviglia. E cosa sento al mio risveglio? Ascolta! Un uccellino canta fra i rami. Gli chiedo se è già primavera, e tutto è come in sogno. Mi risponde cinguettando: "Sì! Sì, primavera è qui, è arrivata durante la notte"
E io ascolto con la più profonda attenzione, l'uccellino canta e ride! Torno a riempirmi il bicchiere e lo vuoto sino in fondo, e canto finché la luna non si leva a risplendere nel nero firmamento! E quando non ce la faccio più a cantare, ecco che di nuovo mi addormento,
Che me ne importa della primavera?
Lasciatemi ubriacare!

«La vita nel mondo non è che un lungo sognare:
con lavoro e cure non la voglio sciupare.»
Così dicendo restai tutto il giorno ubriaco
allungato nel portico innanzi alla porta di casa.
Sveglio, sgranai gli occhi abbagliati sul prato:
un uccello cantava, solo in mezzo ai fiori.
Mi chiesi se il giorno era stato bello o piovoso:
lo zeffiro ne parlava all'uccello mango.
Da quel canto commosso trassi un lungo sospiro
e poiché il vino c'era riempii la mia coppa.
Come un pazzo, cantando attesi l'alba lunare;
a canzone finita i miei sensi se n'erano andati.
Stavo seduto a bere e non m'accorsi del buio;
finché cadenti petali mi empiron le pieghe dell'abito.
Ebbro, mi alzai; camminai verso il ruscello lunare:
gli uomini erano radi e gli uccelli non c'erano più.
(Li Po, 701-761 dC )
(per Mahler, testo e traduzione da http://www.lieder.org/  )