lunedì 26 dicembre 2011

La crisi dell'euro

E la Turchia, la facciamo poi entrare in Europa? Verrebbe quasi da ridere, se la situazione non fosse così grave: sono passati due anni, forse meno, da quando se ne parlava ogni giorno, da quando Borghezio e la Lega facevano le barricate contro gli islamici – possibile che non se ne ricordi più nessuno? L’euro era la moneta di riferimento, nuovi Paesi lasciavano la loro moneta per l’euro, gli arabi dell’OPEC cominciavano a dire che bisognava misurare il prezzo del petrolio in euro invece che in dollari. D’improvviso, o quasi, tutto questo non conta più niente. Come è possibile?

Qui c’è qualcosa che non mi torna e che non capisco, e se non capisco la colpa è sicuramente mia che non ho studiato abbastanza e di economia ne capisco poco o niente; però ho ascoltato tutte le spiegazioni, ho letto quello che ho potuto leggere, compresi i discorsi (molto tecnici) sul fatto che sono le banche a stampare la moneta e non gli Stati, come si faceva fino agli anni ’60, e che quindi gli Stati non sono i veri padroni della loro moneta, eccetera. Tutto giusto, adesso ne so qualcosa in più, mi sento anche di concordare, eppure.
Di tutte le considerazioni che ho ascoltato, e anche mettendo in conto le autentiche grida di panico sulla situazione in Europa (le mie comprese, molto sommesse ma anch’io ho una gran paura di quel che potrebbe succedere ai miei quattro soldi messi in banca, e anche di tutto il resto), mi sono segnato due o tre cose che ho ascoltato in mezzo a questa confusione di grida e di pareri, e sulle quali mi piacerebbe ragionare. Per esempio:
1) in Europa non c’è più al governo nessuno dei politici che contribuirono a fondare la moneta unica. Per dirla tutta: fino agli anni ’90 l’Europa era in gran parte socialdemocratica, oggi l’Europa è tutta di destra. Per dirla ancora più chiaramente: questa destra è fatta quasi tutta di “euroscettici”, quelli che nell’euro non ci credevano fin dal principio. Al loro fianco, nazionalisti e regionalisti, come la nostra Lega Nord, o come Le Pen in Francia. La domanda è dunque questa: come potrà mai reggersi l’euro, se è in mano a persone che non ci credono?
2) in Europa stanno rinascendo localismi e nazionalismi, per tacere del razzismo. Le generazioni di politici precedenti avevano lottato per abbattere le frontiere, i politici di oggi lottano per tirar su confini anche dove non ci sono mai stati, e per creare Stati sempre più piccoli. In queste condizioni, con questi politici, mi sembra naturale che la moneta unica (l’euro) incontri qualche difficoltà.
3) di tutti i commenti che ho sentito, quello che più mi ha colpito è stato questo: “davvero pensavate che gli Usa sarebbero stati fermi e passivi nel veder minacciata la supremazia mondiale del dollaro?”. Non è che lo abbiano detto in molti, e se lo hanno detto sono stati relegati in un angolino, ma la domanda mi sembra più che legittima, e anche un tantino inquietante. Tra le altre cose, spiegherebbe bene come mai fino a poco tempo fa noi tutti ignoravamo l’esistenza delle agenzie di rating, e oggi invece sembra che non si possa nemmeno respirare senza la loro approvazione.

E via dicendo: il discorso è lungo e complesso, non sarò certo io a trovare la soluzione, si parla così per passare il tempo; ma un’altra considerazione terribile è questa: in altri tempi, metà delle cose che sono successe in questi ultimi due anni, comprese le rivolte arabe, avrebbero condotto alla guerra.
Tocchiamo ferro e facciamo gli scongiuri, ma per intanto aggiungo ancora qualche considerazione: queste cose erano in gran parte prevedibili, a partire dai problemi derivanti dai bilanci in rosso di molti Stati: come mai non si è fatto niente? Non so bene cosa sia successo in Germania, in Francia, in Lussemburgo o nel Montenegro, ma qui da noi basta avere un po’ di memoria per ricordarsi di cosa si è parlato. Taccio per brevità e per estenuamento sulle mille leggi “ad personam” e sui mille condoni fiscali ed edilizi, ma si è per esempio perso molto tempo a parlare dei terroni degli zingari e degli extracomunitari (che sono magari un problema ma non certo il problema più grosso), e della secessione, e anche del federalismo fiscale che fatto in questo modo è un ottimo metodo per affossare l’economia e che invece è stato presentato come il Messia che avrebbe risolto ogni problema (la primissima cosa da fare, con il federalismo fiscale, era responsabilizzare i sindaci e gli assessori: se mandano in fallimento il loro Comune, che vadano in galera). E poi, con il governo Monti sono usciti i dati su cosa si è speso negli ultimi anni, con i soldi pubblici: maggiori beneficiati ne sono stati la TAV, il Ponte sullo Stretto, le autostrade, le spese militari. Per queste cose si è continuato e si continua a spendere; si è invece tagliato su pensioni, scuola, sanità, treni locali e trasporti pubblici, navigazione verso le isole, difesa dell’ambiente (frane e alluvioni), eccetera. Insomma, si sono spesi soldi nei giocattoli e non nelle cose che servivano veramente al Paese: anche con questo si spiega la crisi, quella dell’euro e quella di noi tutti.
E soprattutto c’è una cosa di cui non sentirete mai parlare: dopo la “morte del comunismo” nel 1989, adesso siamo alla morte del liberismo reaganiano e thatcheriano. Vi ricordate? “Il comunismo ha portato povertà e crisi economica nei Paesi dove ha governato”. Invece noi siamo stati furbi, abbiamo votato a destra...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

"Invece noi siamo stati furbi, abbiamo votato a destra..."
... e fatto persino uscire la sinistra dal parlamento (non io, ché detto tra noi non credo nella delega): c'è da chiedersi - come forse avrebbe detto Giorgio Bocca - è democrazia questa?
Per non parlare del Trattato di Lisbona, anzi, perché non mi illumini?

Giuliano ha detto...

il comunismo ha portato povertà e crisi economica, nei Paesi dell'Est: qui da noi povertà e crisi economica sono arrivati con Bossi e Berlusconi, ma anche con i bocconiani e i paninari. Mario Monti fa parte del pacchetto: a novembre 2011 (cioè ieri) ha ribadito che nel 1994 fu giusto votare Berlusconi per evitare il pericolo rappresentato da Occhetto!! (ma non nel senso di "quell'incompetente", no, proprio paura, e di Achille Occhetto!!).
L'ultima trovata è quella di dare dei privilegiati a quelli che vanno e sono andati in pensione a cinquant'anni: che è come dare del ladro a uno che compera ai saldi, più o meno. Se c'è un regolare contratto...
mettere giovani contro vecchi per fare divisioni è un altro gioco vecchio come il cucco, ma tanto ci cascano sempre tutti.
Del trattato di Lisbona non ne parlo, domani o dopo torno a Samuel Butler, devo ancora finire il discorso.
(poi, se la sinistra è Bertinotti e Diliberto, ci sarebbe da discutere! Io se avessi la bacchetta magica mi riprenderei Enrico Berlinguer, ma purtroppo non si può)

Anonimo ha detto...

"povertà e crisi economica", nei paesi dell'est, mi pare siano arrivate di più dopo la fine, del comunismo (sostituito dalle mafie): ho avuto un amico che ha vissuto in URSS negli anni settanta, magari non potevano comprarsi i blue jeans, ma se lavoravi avevi anche la casa... certo, una dittatura è sempre una dittatura!

Giuliano ha detto...

sì, certo: ho volutamente usato (lo faccio spesso) le frasi che più sento ripetere - anche questo post fa parte della mia piccola serie sui "luoghi comuni". Questo è un piccolo blog, ma qui passa anche gente che ha votato tutto l'assurdo di questi anni...
Sarà anche bene ricordare che l'URSS ebbe sempre, per settant'anni, grandi artisti, musicisti, scienziati, e che il centro spaziale di Baikonur è ancora oggi in funzione. Qualche paragone con gli ultimi vent'anni di casa nostra?
Si potrebbero aggiungere ancora tante cose, io mi sono fermato, ma per esempio il buco nella Sanità l'hanno provocato i tanti don Verzé rimasti impuniti, e non il sistema sanitario che c'era prima: un'altra delle fanfaluche che si sono bevuti tutti....

Amfortas ha detto...

Commento qualunquista: i signori che ci hanno ridotto in queste condizioni, dovrebbero passare 5 giorni in un ospedale pubblico, com'è toccato a me. Sono esperienze che vanno fatte, vissute e, se ti dice culo, raccontate.
Poi davvero ti rendi conto di quanto sono utili e lungimiranti le spese militari e/o per progetti faraonici.
Aggiungo solo una cosa su Bocca, del quale parli nel post precedente. Anche per me è stato uno dei primi giornalisti, insieme a Tobagi, è una questione generazionale. Mi ritengo fortunato, perché oggi rischi di aprire un giornale dal barbiere e leggere un Belpietro, non so se mi spiego.
Ciao Giuliano.

Giuliano ha detto...

Se ci pensi bene, a chi serve davvero la TAV? Un treno velocissimo che va da Bruxelles a Parigi, a Roma, a Milano...Vien quasi da ridere, anche qui: è il mezzo di trasporto ideale per un deputato al Parlamento Europeo, meglio anche del jet personale di don Verzé.
Per queste cose qui, per i giocattoloni, i soldi si trovano. E nessuno di quelli che sono oggi in Parlamento ha la sensibilità per capirlo, neanche quell'oca della Lega che dopo esser stata zitta per anni si è messa cuffia e grembiulino per commuoverci...
Sui giornalisti, tolto Scalfari, mi vengono i brividi su per la schiena a pensare a quelli che potrebbero essere definiti oggi "grandi giornalisti" (non farmi fare i nomi, ma ce ne sono due o tre che cominciano per F che sono l'esatto opposto di un vero giornalista)