sabato 26 novembre 2011

Grana Padano e Gazzettino Padano

L’altro giorno un deputato leghista, o comunque una delle teste pensanti della Lega, ha dichiarato in pubblico che la Padania esiste, perché ci sono il gazzettino padano e il grana padano; aggiungendo che “si sa che da noi si mangia bene”. Tutto questo è stato filmato, il filmato gira in rete e sembra che susciti molta ilarità, con battute del tipo “sì, come l’insalata russa”. Io trovo invece tutto questo molto avvilente, e – visto che fin qui non lo ha ancora fatto nessuno - mi vedo costretto a spiegare che cos’è il Grana Padano, e magari anche il Gazzettino Padano.
Da tempo immemorabile, più di mille anni, lungo il corso del Po si produce un formaggio stagionato chiamato grana. Non si riesce a produrlo altrove: non così buono. Si sa che per i prodotti alimentari la geografia e l’orografia sono importantissimi: le cipolle di Tropea vengono così buone solo a Tropea in Calabria, se le trapiantate e le coltivate a casa vostra il sapore cambia, e di molto. La stessa cosa capita per i vini, per quasi tutti i formaggi (l’Asiago viene buono solo sull’altipiano di Asiago, l’Emmenthal buono è solo quello svizzero, eccetera), per i prosciutti (il prosciutto di Parma viene così buono solo in determinati paesi della provincia di Parma, per via dell’aria, dell’umidità, eccetera). Tutto questo è risaputo, o almeno dovrebbe esserlo.
Il grana prodotto nella Pianura Padana è diviso in due grandi consorzi: il Parmigiano-Reggiano, che si produce in un’area ben delimitata tra le provincie di Parma e di Reggio Emilia, e il Grana Padano, che si produce nelle zone limitrofe, a Cremona ma anche nel sud del Piemonte, per esempio. Non è solo una questione di geografia: i due consorzi hanno regole diverse sull’alimentazione delle mucche che danno il latte per il formaggio. La descrizione completa sarebbe molto lunga, e rimando per questo ai siti ufficiali o magari a wikipedia; qui si può dire per brevità che il consorzio del Parmigiano-Reggiano ha norme molto restrittive, le mucche possono mangiare solo il fieno e l’erba dei pascoli, niente mangimi preparati. Così facendo, si vede anche solo a occhio cosa stanno mangiando le mucche: il sapore del latte dipende moltissimo da quello che mangiano le mucche. Nel consorzio del Grana Padano la qualità è sempre garantita, ma le regole su cosa mangiano le mucche sono meno restrittive: è per questo che c’è una differenza di prezzo fra i due formaggi.
Esistono caseifici che producono il grana anche al di fuori dei due consorzi, e spesso è anche buono, ma non possono usare né il marchio “parmigiano-reggiano” né il marchio “grana padano”: sono le stesse regole del DOC e del DOCG dei vini, a volte discutibili (bastano pochi chilometri al di là del confine geografico per negare il marchio?), il più delle volte essenziali per mantenere alta la qualità del prodotto. Non è una cosa da poco: è grazie a queste norme, per esempio, che l’Italia è rimasta fuori dal problema della “mucca pazza” (in altri Paesi europei alle mucche si davano da mangiare cose ignobili), o da altre gravi degenerazioni.

Il discorso sul Gazzettino Padano invece è molto più breve: si chiama così, da tempo immemorabile, il giornale radio RAI per la Lombardia. Lo ascoltavo sempre con mio papà, negli anni ’60: la sigla risorgimentale della “bella gigogìn” ne avvertiva l’inizio, ma si tratta di un giornale radio regionale e nulla di più. Invece, a me pare che i leghisti intendano per padania qualcosa che va da Sondrio a Ferrara ad Aosta a Belluno, località dove i notiziari milanesi non sempre arrivano e non sempre interessano.
Mi dispiace perdere tempo a specificare cose note e stranote, ma la Lega Nord è fatta così: mi ricordo bene, per esempio, quando a Umberto Bossi chiesero l’origine del suo federalismo, e lui rispose: «Ma sì, Carlo Cattaneo», come se fosse cosa ovvia e scontata. Dato che Carlo Cattaneo fa parte dei programmi scolastici, mi sono sempre meravigliato che nessuno lo fermasse per chiedergli: «Ma lei sta parlando di quel Carlo Cattaneo nato nel 1801 e morto nel 1869? Quello che nel 1848 voleva unire l’Italia, dalle Alpi alla Sicilia?”.

Se ci fate caso, e se vi capita di percorrere la Milano-Bologna, troverete molte nuove uscite dell’autostrada. Sono le zone in cui si produce il Grana Padano, il Parmigiano-Reggiano, il prosciutto di Parma, il culatello, il salame di Felino, il lambrusco, i tortellini, la salama da sugo...Forse non ci avete mai pensato, ma ad ogni nuova uscita dell’autostrada corrisponde una lottizzazione implacabile. Tutti i campi dove si producono quelle cose che fanno dire “da noi si mangia bene” stanno per scomparire. E, per questo, bisogna ringraziare le amministrazioni leghiste e berlusconiane, i loro infiniti condoni edilizi nel governo nazionale, e via elencando (perfino Sassuolo, provincia di Modena, ha oggi un’amministrazione berlusconiana-leghista).
Ma qui mi fermo, non ne posso più di quest’alluvione di scemenze e di inesattezze da correggere, spacciate per verità e per ovvietà, e che nessuno mai corregge (nemmeno La Repubblica, nemmeno L’Unità, nemmeno il TG3). Mi stupisce piuttosto una cosa: che dal consorzio produttore del Grana Padano non sia arrivata una denuncia per violazione del copyright, o per abuso del marchio.Di solito ci stanno molto attenti, ma si sa che la Lega Nord è oggi molto potente e che con i potenti bisogna stare attenti a quel che si dice.
Avremo ancora il Parmigiano-Reggiano, il Lambrusco, il Prosciutto di Parma, nei prossimi anni? La vedo dura, e il primo a sparire sarà proprio il Grana Padano, ormai completamente accerchiato da superstrade, autostrade, centri commerciali, speculazioni edilizie, discariche, inceneritori.

PS: se i leghisti ci stessero più attenti, si sarebbero accorti che la Padania ha perfino avuto il Premio Nobel per la Letteratura. Indovinate chi... (un ghigno, uno sberleffo, uno sghignazzo, in purissimo dialetto padano: già ai tempi di Mistero Buffo, e forse ancora prima, c'era Dario Fo che usava questa benedetta parola)

Nessun commento: