martedì 30 agosto 2011

Il baco della ciliegia, e altri bachi

Trovare un abitante dentro la frutta che stiamo mangiando era un’esperienza comune: a tutti è capitato di mordere un frutto e trovare qualche sorpresa. Di solito, si imparava subito e poi ci si stava attenti: oggi dubito che i bambini e gli adulti cresciuti con la frutta del supermarket abbiano confidenza con questi “vermetti” (in realtà, i vermi sono tutt’altra cosa – ma qui lo darei per scontato), che finché restano candide e bianche larve ( o magari marroncine-beige) sembrano tutti uguali, ed è difficile distinguerli l’uno dall’altro. In realtà, si tratta di animali completamente diversi: una volta terminata la muta, alcuni diventano farfalle, altri mosche, altri perfino coleotteri.
Ho già parlato qui della farfallina delle mele, “cydia pomonella”, che colpisce anche le pere; il vermetto delle castagne invece diventa un piccolo coleottero con la proboscide, detto balanino.
Il baco delle ciliegie, invece, è una mosca: “Rhagoletis cerasi L.”
dal sito http://www.agraria.org/  :
La Mosca delle ciliegie è un piccolo Dittero i cui adulti misurano circa 3-4 mm di lunghezza; essi hanno il corpo nerastro, con la parte dorsale dell'ultimo segmento toracico color giallo-ocra. Gli occhi, composti, sono verdastri e le ali, trasparenti, presentano chiazze scure trasversali. Le larve, che sono biancastre e lunghe circa 5-6 mm a maturità, sono carpofaghe. Il danno si manifesta a livello della drupa (ciliegia) ed è provocato dall'azione trofica delle larve; queste completano il loro sviluppo all'interno dei frutti, nutrendosi della polpa fino al nocciolo. Infatti, è facile vederle tra polpa e nocciolo. Le ciliegie attaccate hanno la polpa che perde di consistenza in modo più o meno evidente e comunque vengono deprezzate commercialmente sul mercato interno; inoltre è vietata l'esportazione di partite infestate, ai sensi dei regolamenti internazionali sulla commercializzazione della frutta. I frutti colpiti possono: 1. Essere soggetti a cascola; 2. Essere soggetti a marciumi fungini successivi (Monilie); 3. Apparire di aspetto normale, senza accentuati rammollimenti della polpa, cioè senza nessun segno palese della presenza della larva all'interno del frutto. L'intensità dell'attacco può variare anche in funzione di una certa recettività varietale; ad esempio il Ciliegio acido è sicuramente meno sensibile di quello dolce, così come tra questi ultimi vi sono varietà più colpite di altre (varietà più tardive, varietà a polpa bianca ed altre)
Sempre da http://www.agraria.org/  apprendo l’esistenza della Mosca della frutta, che colpisce pesche, susine, e tante altre cose: è un baco “polifago”, cioè mangia qualsiasi cosa: Drupacee, Pomacee, Agrumi, Kaki, Fico, Actinidia.
La Mosca della frutta (Ceratitis capitata Wied) è un insetto estremamente polifago e molto diffuso nell'areale mediterraneo fino all'Europa centrale; è una Mosca caratteristica anche delle zone subtropicali e tropicali. La Ceratisis capitata è un piccolo moscerino, di 4-6 mm di lunghezza; il capo porta due occhi composti verdastri. Il torace è grigio-giallastro. Le ali membranose presentano caratteristiche macchie colore giallo ocraceo. L'addome, che è tipicamente tondeggiante e termina a punta, è di colore giallo-arancio, con barrature trasversali grigio argentee. Le larve sono biancastre, carpofaghe ed adattate in modo specifico alla vita endofitica. I danni si verificano sui frutti e sono provocati: 1) Dalle punture di ovideposizione che determinano la comparsa di aree zonate e mollicce (Agrumi) soggette, successivamente, a marcescenza; 2) Dall'attività delle larve che si sviluppano in modo gregario dentro ai frutti; esse si nutrono della polpa provocando anche il disfacimento molle della polpa stessa che successivamente viene attaccata anche da agenti di marciumi fungini, determinando la completa degenerazione del frutto. I frutti colpiti sono soggetti a cascola. (...)
Un’altra mosca famosa (o famigerata) è quella delle olive, che può provocare danni enormi.
da http://www.agraria.org/ :
Mosca dell'olivo (Dacus oleae). La larva della Mosca dell'olivo misura circa 8 mm, è apoda, ha apparato masticatore costituito da due mandibole nere ben visibili ad occhio nudo, è di colore giallognolo ed è più sottile verso l'estremità cefalica. L'insetto adulto somiglia ad una mosca di piccole dimensioni (4-5 mm) con un apertura alare di 10-12 mm., presenta capo fulvo con occhi verdastri, corpo. Il corpo è di colore grigio ed ali trasparenti con due piccole macchie scure alle estremità. L'alimentazione di questo dittero differisce a seconda dello stadio in cui si trova: da larva si nutre della polpa dei frutti entro i quali scava gallerie (i frutti così danneggiati sono sede di marciumi e conseguente cascola a causa dell'instaurarsi di colonie di microrganismi); da adulto si nutre con i succhi che fuoriescono dalla puntura di ovideposizione, con materiali zuccherini o proteici che estraggono dalle diverse parti verdi dell'olivo tramite il suo apparato boccale tipicamente pungente-succhiante. La Mosca dell'olivo è uno tra i principali vettori della Rogna dell'olivo. (...)
Torniamo alle farfalline parlando dell’uva: due specie diverse, la tignola della vite (genere Eupoecilia, o Clysia) e la tignoletta della vite (genere Lobesia).
da http://www.agraria.org/  :
La Clysia è la seconda Tignola della Vite è diffusa negli areali dell'Italia settentrionale dove effettua due generazioni all'anno che spesso coincidono con quelle della Lobesia, per cui il controllo è spesso abbinato. A volte la seconda generazione della Clysia è più lenta, rispetto a quella di Lobesia, coincidendo con la terza di quest'ultima. L'insetto adulto è una farfalla di medio-piccole dimensioni (10-15 mm di apertura alare); il colore delle ali anteriori è giallastro con una striscia trasversale bruno-nerastra, posta nella parte mediana. Le ali posteriori sono di colore grigio-giallastro uniforme. La larva di prima età è molto chiara; successivamente il colore diviene più intenso assumendo un tono variabile dal verdastro, al violaceo, al bruno-rossastro (lunghe 10-12 mm). Il danno si verifica sia sul grappolo fiorale (la prima generazione), sia sugli acini in fase di ingrossamento ed invaiatura (seconda generazione), determinando gli stessi effetti negativi della Lobesia. L'insetto sverna come crisalide, sotto la scorza della pianta o in altri anfratti del vigneto (pali di legno, vecchi ceppi, ecc.). In primavera gli adulti compaiono ad aprile-maggio e le femmine ovidepongono sui grappolini fiorali; inizia, pertanto, la prima generazione di larve che sono antofaghe. Queste larve si incrisalidano nel grappolino fioraie ed i nuovi adulti compaiono fra giugno e luglio. Questi adulti ovidepongono su grappolini già formati, originando la seconda generazione di larve che sono carpofaghe. Le larve di seconda generazione hanno un ritmo di accrescimento più lento, rispetto a Lobesia, tanto che, a volte, si protrae fino ad ottobre. Le larve di seconda generazione originano le crisalidi che sverneranno. L'insetto compie, pertanto, due generazioni all'anno; molto raramente, nei paesi più caldi, si può avere una 3a generazione a fine estate che spesso però è parziale ed incompleta.
I parassiti delle piante da frutto sono ovviamente molti, dalle cocciniglie alle muffe, e magari approfitterò ancora dell’eccellente sito di http://www.agraria.org/  , dal quale ho preso in prestito anche le foto; ma per oggi intendevo parlare soltanto dei bachi, mi sono tolto un po’ di curiosità e mi sembra di aver già messo in fila un bel po’ di piccoli mostri, per oggi direi che può bastare.

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