mercoledì 6 luglio 2011

Tenebrione

"Tenebrione" è una parola che impressiona. Cosa sarà mai, un tenebrione? Un composto chimico, un condottiero ateniese, o magari un soprannome in napoletano, del genere “Antonio ‘o tenebrione”? Niente di tutto questo, e già vedo i pescatori che ridacchiano: ma solo quelli con la lenza.
Il tenebrione è un insetto, un piccolo coleottero che infesta il frumento; ha una larva che somiglia a un piccolo drago (un drago snello e sinuoso, vermiforme) e che interessa ai pescatori con la lenza perché piace molto ai pesci. A dire il vero, me l’ero dimenticato: sono quarant’anni che non vado a pescare e ormai credevo che la larva del tenebrione fosse il classico cagnottone bianco, invece no. Rivedere il piccolo drago, e la sua pupa molto simile a quella delle vespe, mi ha perfino mosso al sorriso: non perché mi piaccia pescare, ma perché mi ha fatto tornare alla memoria una persona cara che non c’è più. I pescatori e i cacciatori di una volta, non quelli di oggi, erano persone serie e competenti: molte delle mie nozioni di entomologia e di natura in generale vengono proprio da loro. Per intenderci, sto parlando della Lombardia: la zona che va da Milano verso nord, e che una volta, prima della speculazione edilizia, era un posto dove si poteva andare a caccia e a pesca, con ottimi risultati. Il lago di Como, oggi, non ha quasi più alborelle; l’agone e il pesce persico vengono importati da fuori (ma guai a dirlo, se gli tocchi i missultìtt i comaschi si offendono), e già trent’anni fa l’amico di cui parlo mi aveva detto che andare a caccia qui in giro non aveva più senso. Trent’anni fa.
Ma qui mi fermo, per non diventare troppo triste; aggiungo la fotografia di un drago vero (una foto scattata da Paolo Uccello, nella quale si vede San Giorgio in persona) e anche qualche notizia sul misterioso tenebrione, presa da due siti diversi: http://www.amiciinsoliti.it/ e il sito della Novartis, grande industria chimica. Da questi due siti vengono anche le foto dei tenebrioni, che spero non facciano troppa impressione alle persone sensibili (sembra di guardare “Alien”...).
Tenebrionidi: a questa famiglia di coleotteri appartengono almeno quattro specie che vengono più o meno frequentemente allevate come cibo per "animali insoliti". Si tratta di fatto di specie infestanti, che nei loro paesi d'origine generano grossi danni intaccando le derrate alimentari, ovvero fungendo da vettori per svariate infezioni nella zootecnia. L'esponente più noto, il Tenebrio molitor, è anche detto "larva della farina" ed è il più diffuso e bistrattato animaletto che possiamo allevare come cibo per i nostri beniamini. In origine era anche il solo allevato e quindi ha procurato non pochi problemi agli animali che se ne nutrivano. Sono certo che tutti voi avete avuto a che fare almeno con questo insetto, che in quanto a semplicità d'allevamento è senz'altro il numero uno e che, anche per prolificità, non scherza (i grilli però lo battono). In questo capitolo vi riferirò le mie esperienze dirette con due dei tre tenebrionidi d'interesse (Tenebrio molitor e Zophobas morio), riferendovi quanto ho letto sul terzo (Alphitobius diaperinus). Riguardo al Tribolium confusum ho infine deciso di dedicargli una paginetta a sè, perchè poco noto e ancor meno diffuso tra i terrariofili. (...)
Le crisalidi del tenebrio molitor, spesso sottovalutate poichè poco mobili, sono una vera golosità per molte tartarughe acquatiche, infatti in acqua tendono a galleggiare. Infine la polpa delle larve (specialmente di quelle che si apprestano a diventare crisalidi) è appetita da molti girini e dagli Hymenochirus adulti (peraltro anche i miei pesci ne vanno matti). Insomma nulla è sprecato, persino il coleottero adulto, nonostante la sua corazza chitinosa, è una leccornia per sauri deserticoli (guarda caso molte specie di tenebrionidi vivono appunto in regione desertiche). UNA PRECAUZIONE IMPORTANTE: proprio nel caso di terrari desertici è stato riportato di casi in cui larve sfuggite al predatore e interratesi sono poi penetrate nottetempo nell'animale, attraverso l'apertura cloacale cominciando a divorarselo dall'interno. Devo dire che a me non è mai successo, eppure qualche larva mi è scappata nella teca sia ai tempi dei ramarri, che in seguito con le Pogone, comunque meglio prevenire. Secondo me si corre questo rischio se la larva non trova proprio altro da mettere in pancia per cui si potrebbe lasciare un pezzetto di patata in un angolo della teca a mo' di "salvasauro".
Zophobas morio: noto ai più come "kaimano" per la sua propensione a mordere, è la versione jumbo del tenebrio avendo dimensioni doppie (le foto qui di fianco non sono in scala con quelle sopra), le larve in effetti si assomigliano molto, mentre i coleotteri adulti son ben diversi a riprova del fatto che la loro "parentela" è lontana. Si tratta di animali tropicali dell'America centrale che richiedono temperature intorno ai 26-28 gradi per svilupparsi agevolmente inoltre, se il mantenimento è simile a quello dei Tenebrio, la loro riproduzione fa storia a sé. E' assai difficile infatti che le larve adulte di questa specie compiano la metamorfosi in crisalide spontaneamente, a me è successo solo durante l'estate "africana" del 2003. Gli insetti acquistati spesso hanno vita breve (si dice che vengano irradiati per impedire una eventuale infestazione) e, se non usati come cibo, cominciano a morire uno dopo l'altro. (...) Finalmente, dopo circa quattro settimane sgusceranno gli adulti, che, inizialmente chiari, passeranno dal colore rossastro al nero nel giro di 2-3 giorni. (...) Poichè i coleotteri adulti possono vivere per molti mesi, quando si ritiene che le larve in un contenitore siano abbastanza si possono spostare gli adulti in uno nuovo. Ciò risulta utile anche perchè ho notato un'attività predatoria delle larve sulle uova per cui ad un certo punto non osserverete nuove nascite (le larve avranno tutte la stessa taglia).
Alphitobius diaperinus: noto negli USA come "Buffalo", si tratta di un tenebrionide di misure intermedie (larva 1 cm, coleottero di poco meno), considerato un vero flagello in zootecnia perchè infesta gli allevamenti di pollame nutrendosi di escrementi e trasmettendo ai polli (che a loro volta se li mangiano) svariati batteri parassiti (es la Salmonella). In aggiunta amano scavarsi gallerie nel legno per cui alla lunga indeboliscono anche le infrastrutture. Se dopo questa presentazione da incubo volete ancora allevarli sappiate che, a differenza del Tribolium, questa specie si riesce a trovare in commercio. Per quanto riguarda l'allevamento ricordatevi di tenere ben chiuso il coperchio del loro contenitore (regola d'oro anche per tutte le specie precedenti) perchè questo tenebrionide svolazza più volentieri degli altri due. (...) L'Alphitobius diaperinus (più conosciuto come tenebrione) rappresenta uno dei problemi più importanti negli allevamenti, soprattutto di avicoli. È un coleottero originario dei tropici. Lungo 5 - 7 mm, è di colore marrone scuro - nero ed ha una vita media di un anno. Larve ed adulti rifuggono dalla luce: prediligono luoghi bui, lettiere umide e calde. Gli adulti benché dotati di ali, raramente volano, ma si muovono agevolmente nei locali di ricovero, prevalentemente di notte.
I tenebrioni si possono trovare un po' in tutti i tipi di allevamenti ma rappresentano un grosso problema soprattutto negli allevamenti avicoli: rappresenta il serbatoio di numerosi patogeni che possono causare gravi malattie quali la malattia di Newcastle, di Marek, la borsite infettiva e può trasmettere il virus dell'influenza aviaria, E. Coli, Salmonella ed alcune tenie. I pulcini di broilers e di tacchino ne sono golosi: ricercano attivamente nella lettiera le larve e gli adulti e se ne cibano. Nei primi 10 giorni di vita, un piccolo broiler ne ingerisce fino a 450, mentre il tacchinotto fino a 200, seppure ci sia a disposizione l'alimento. Ciò porta a disomogeneità nella crescita del gruppo.
Inoltre, importanti sono i danni alle strutture: con la migrazione, le larve scavano nei pannelli isolanti dei ricoveri che vengono fortemente danneggiati, arrivando fino ad avere e gravi problemi di coibentazione e possibili cedimenti strutturali. L'entità del danno può essere tale da determinare la sostituzione dei materiale di isolamento nel giro di pochi anni.
notizie e immagini dal sito internet della Novartis e da http://www.amiciinsoliti.it/
Il San Giorgio col drago è opera di Paolo Uccello (1397-1475)

Nessun commento: