giovedì 14 luglio 2011

Erbacce ( VIII )

Tra i fiori rossi, o tendenti al rosso, il primo che noto nei prati è il cardo: come si nomina il cardo, mi si parla sempre della fonduta, dei cardi coltivati, eccetera. Ho scoperto di recente che si tratta di una variante della stessa pianta, ma wikipedia aggiunge molte altre informazioni che riporto qui sotto. Ne manca però una, il riferimento al cardellino: che è uno dei nostri uccellini più belli.
Da “cardo” viene anche la parola “cardatura”: ma in tempi di tessuti sintetici, la tecnica di lavorazione della lana ormai la conoscono in pochi.
da http://www.wikipedia.it/ :
Carduus L., 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, comunemente note come cardi, dall'aspetto di erbacee annuali o perenni, mediamente alte, in genere molto spinose e dai fiori simili al carciofo. Il nome del genere (Carduus) deriva dal latino (= "cardo" in italiano) che a sua volta potrebbe derivare da una parola greca il cui significato si avvicina al nostro vocabolo "rapare"; ma altre ricerche farebbero derivare da un'altra radice, sempre greca, "ardis" (= "punta dello strale"), alludendo ovviamente alla spinosità delle piante di questo genere. L'antichità del cardo viene attestata anche da antiche leggende che associano questo fiore al pastore siciliano Dafne, alla cui morte (grazie all'intervento di Pan e Diana), la Terra, piena di dolore, fece nascere una pianta piena di spine, il "cardo" appunto. È da ricordare ancora che anche nelle tradizioni ariane il cardo era associato al dio Thor (dio della guerra e dei fulmini) .
Il nome italiano "Cardo" è abbastanza generico in quanto nel linguaggio comune si riferisce a diversi generi e specie di piante. Tra i generi che vengono chiamati direttamente "cardo", oppure hanno una o più specie che comunemente si chiamano con questo nome citiamo: Carduus, Carduncellus, Carlina, Centaurea, Cnicus, Cynara, Echinops, Galactites, Jurinea, Onopordum, Scolymus, Silybum, Tyrimnus, tutti della famiglia delle Asteraceae. Ma anche in altre famiglie abbiamo dei generi con delle specie che volgarmente vengono chiamate "cardi" : il genere Eryngium della famiglia della Apiaceae o il genere Dipsacus della famiglia delle Dipsacaceae.
La forma biologica prevalente è emicriptofita bienne (H bienn): sono piante perennanti per mezzo di gemme poste al suolo con un ciclo di crescita biennale ; questo significa che il primo anno si produce al più una bassa rosetta basale di foglie, mentre il secondo anno fiorisce completamente. Tuttavia se il clima è sufficientemente caldo può fiorire già durante il primo anno di vita. Il numero dei capolini per ogni pianta può variare oltre che dalla specie anche dalle caratteristiche del sito in cui si trova la pianta e può andare da 1 a oltre 100. Un'altra forma biologica, per questo genere, è emicriptofita scaposa (H scap), ossia piante perennanti per mezzo di gemme poste al suolo formate da un asse fiorale lungo e con poche foglie.
Il fusto è eretto (ma esistono specie acauli - senza fusto) ramificato oppure semplice, e a volte è alato; nella parte terminale le foglie possono essere assenti o comunque sono ridotte; spesso di presenta il fenomeno della decorrenza delle foglie lungo il fusto in basso. La dimensione del fusto può andare da pochi centimetri a oltre 1 metro (nelle zone extraeuropee sono stati riscontrati individui di alcune specie alti diversi metri). Le foglie, sessili (raramente picciolate, spesso decorrenti), sono di forma generalmente lanceolata; la lamina può essere lievemente dentata oppure incisa profondamente in 10 e più lobi; il margine fogliare è quasi sempre spinoso, spini che possono essere morbidi o pungenti e duri; la disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna e quelle basali formano una rosetta. L'infiorescenza è formata da capolini fiorali costituiti da numerosi fiori tubulosi, (il tipo ligulato, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono inoltre ermafroditi, tetraciclici (calice- corolla - androceo - gineceo) e pentameri. Il capolino fiorale è sorretto da un involucro (cilindrico o emisferico o ovoide) circondato da diverse serie (7 - 10 o più) di brattee spinose chiamate squame, che a volte divergono dal corpo centrale in modo eretto o patente e a volte sono anche riflesse verso il basso. La forma delle squame è importante come carattere distintivo della specie e può essere lineare, lanceolata, con strozzatura mediana oppure no, ristretta bruscamente con una spina appuntita o rotondeggiante. (...)
I frutti sono acheni lisci di colore chiaro, provvisti di pappo formato da piccolissime setole. Il pappo ha la funzione di aiutare la dispersione del seme portato quindi dal vento. Ogni pianta può produrre migliaia di semi (possono arrivare a oltre 100.000 semi in totale - 1.000 e più per capolino) e vengono dispersi circa un mese dopo la fioritura. Sembra che un singolo seme rimanga attivo nel suolo fino a 10 anni. Questo naturalmente non facilita il controllo di queste piante che in varie parti del mondo sono considerate infestanti.
Questo genere comprende piante native dell'Europa (comprese le Canarie), Asia (fino al Giappone) e Africa (areale del Mediterraneo). In Italia è un Genere molto diffuso e lo si può trovare praticamente ovunque anche perché le sue specie sono molto robuste e crescono bene in qualsiasi ambiente e nelle condizioni più disparate. Le famiglia delle Asteraceae è la famiglia vegetale più numerosa, organizzata in quasi 1000 generi per un totale di circa 20.000 specie. Al genere Carduus sono assegnate numerose specie (circa 90), due dozzine delle quali appartengono alla nostra flora spontanea. Nelle classificazioni precedenti la famiglia delle Asteraceae viene chiamata anche Compositae. Secondo la classificazione tradizionale la collocazione di questo genere è la seguente:
Famiglia : Asteraceae   Sottofamiglia : Cichorioideae  Tribù : Cardueae  Sottotribù : Carduinae  Genere : Carduus
(...) Alcune parti di queste piante (se raccolte quando sono ancora giovani) vengono utilizzate per l'alimentazione umana (ricordano il sapore del carciofo). Dalle piante dei "cardi" si può ricavare dell'olio e della carta. Inoltre anticamente le infiorescenze secche del cardo dei lanaioli erano usate per la cardatura della lana.
Per l'America del Nord le specie di questo genere non sono native, infatti sembra che siano state introdotte nel 1800 nella parte orientale degli Stati Uniti e subito si sono dimostrata "specie invasive". In molti stati degli Stati Uniti (ma anche in alcune province del Canada) è stata dichiarata "erbaccia nociva". Buona parte delle risorse energetiche dell'agricoltura sono impiegate per liberare i terreni delle aziende agricole e dei pascoli da queste specie. Le foglie sono sgradevoli sia per il bestiame che per la fauna selvatica. Inoltre la presenza di queste piante nei prati e nei pascoli porta ad un rapido degrado del terreno : il bestiame infatti evita queste piante dando alle stesse un notevole vantaggio competitivo rispetto ad altre più appetitose. Per controllare i danni provocati da queste piante le autorità locali consigliano il taglio preventivo dei capi fiorali e lo smaltimento degli stessi in sacchi di plastica ben sigillati per ridurre al minimo la dispersione dei semi. In altri casi sono stati usati dei diserbanti specifici con sgradevoli effetti collaterali. Sono stati fatti anche degli esperimenti introducendo nelle zone infestate da queste piante alcuni insetti le cui larve si cibano di queste piante, ma con risultati controversi in quanto vengono attaccate anche alcune specie rare e protette del genere Carduus.
Il cardo, da un punto di vista storico è una pianta molto antica : i primi riferimenti certi sono stati trovati nella civiltà Egizia; ma prima ancora sembra che fosse usato in Etiopia.
Il cardo (thistle) è il simbolo della Scozia. La leggenda racconta che un gruppo di vichinghi stavano per sorprendere nel sonno degli scozzesi; ma l'agguato fallì in quanto un invasore calpestando col piede nudo un cardo si mise a gridare. Negli stendardi scozzesi infatti il cardo vien associato ad un motto latino che tradotto significa "Nessuno mi avrà sfidato impunemente"
Un altro fiorellino rosso, o tendente al rosso, è quello del trifoglio (qui sopra): ma del trifoglio, e del quadrifoglio, direi che è quasi inutile parlare, è un’altra piantina dei prati di quelle facilissime da riconoscere.
da http://www.wikipedia.it/
Il trifoglio (Trifolium) è un genere di piante erbacee appartenente alla famiglia delle Fabaceae (o leguminose) e comprendente circa 300 specie. È diffuso nelle regioni temperate dell'emisfero boreale e in quelle montuose dei tropici, e deve il suo nome alla caratteristica forma della foglia, divisa in 3 foglioline (alcune specie però possiedono 5 o 7 foglioline). L'altezza della pianta può arrivare a 30 cm. Il Trifolium non resiste molto bene al freddo, e predilige i terreni argillosi; tuttavia si adatta a quasi ogni tipo di suolo, purché non sia eccessivamente impregnato d'acqua. Come molte altre leguminose, il trifoglio ospita fra le sue radici dei batteri simbionti capaci di fissare l'azoto atmosferico; viene utilizzato di conseguenza nel sistema di rotazione delle colture per migliorare la fertilità del suolo. Inoltre, molte specie di trifoglio sono notevolmente ricche di proteine e vengono seminate come foraggio per il bestiame di allevamento.
Il trifoglio (Shamrock) è uno dei simboli non ufficiali dell'Irlanda: la tradizione vuole che sia stato utilizzato dapprima da San Patrizio, l'evangelizzatore dell'isola, e poi da San Colombano, l'evangelizzatore d'Europa, per spiegare il mistero della Trinità. Storicamente fu venerato dai druidi, conosciuto dai Greci e dai Romani per le proprietà curative. A volte (circa 1 su 10.000) i trifogli possono avere quattro foglie, questi vengono comunemente chiamati quadrifogli e considerati dei portafortuna. (...) Data la sua proprietà di antagonista dell'Ambrosia, pianta infestante della famiglia delle Compositae in rapida diffusione in molte zone del nord Italia, la semenza di trifoglio viene usata in aggiunta alle granaglie per il controllo della diffusione dell'Ambrosia nelle zone agricole.
I due tipi più comuni di trifoglio sono: - Trifoglio rosso (Trifolium pratense, Red clover in inglese) - Trifoglio bianco o ladino (Trifolium repens, White clover in inglese)

Le illustrazioni vengono dal sito http://www.agraria.org/  e dal libro “Che fiore è questo” di D.Aichele e M.Golte-Bechle, editore Franco Muzzio. La scritta scozzese in perfetta calligrafia è opera di una persona molto simpatica, che mi ha dato qualche lezione-conversazione (ma poi l'inglese non lo parlo mai, e se non si pratica si dimentica subito).

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