martedì 12 luglio 2011

Erbacce ( VI )

Un altro genere di fiori e di piante molto comune (e molto eterogeneo) è quella che si può raggruppare sotto il nome “stai attento”. Il nome completo di questa famiglia di piante è in realtà molto più lungo e si traduce così: “stai attento che magari dentro c’è un’ape e poi ti punge”.
Numero uno di questo tipo di piante è il fiore di zucca, o di zucchina: la sera il fiore si chiude come un ombrello, e capita spesso che un’ape anche grossa, magari anche un bombo, ci rimanga chiuso dentro. Poi si va a raccogliere i fiori di zucca per fare la frittata, e – magari quando sei già in casa – zac, ecco lì l’insetto pericoloso: che in realtà è solo un po’ ubriaco, il fiore di zucca pare che sia qualcosa di inebriante per le api e per i bombi, il nettare è ottimo e il pasto è abbondante, il rischio di restare un po’ incerti sul presente è grande, e poi quando esci mica sai cosa ti trovi davanti. Così, mica per cattiveria (le api lo sanno che non le mangiamo, tanto meno fritte con la pastella), ma giusto per precauzione, possono anche ricordarsi d’avere il pungiglione.
Però i fiori di zucca non sono un’erbaccia, infestano anche loro mica male (se perdete il controllo delle zucche e delle zucchine, è come nel Giorno dei trifidi...) ma poi ci danno qualcosa in cambio, e anche roba buona, oserei dire molto ma molto buona; e quindi non dovrei trattarne qui, ma ormai ci sono e amen.
Vere e proprie “trappole” per le api sono invece le campanelle o campanule (quasi sempre rampicanti, come i piselli) e quest’altra piantina qui che non mi ricordo mai come si chiama ma che è comunissima nei prati. Dovrebbe essere il “silene vulgaris”, ma io con le foto e con i disegni delle piante non mi ci raccapezzo mai (so che capita a molti...).
da http://www.wikipedia.it/ :
Le Campanulaceae sono una famiglia di piante Spermatofite Dicotiledoni molto numerose (circa 70 generi per oltre 2000 specie in tutto il mondo – sul nostro territorio si contano una decina di generi per un totale di circa 90 specie) comprendente erbacee ma anche arbusti, diffuse in tutto il mondo, ma soprattutto nelle zone temperate. (...)
La Silene rigonfia (Silene vulgaris (Moench) Garcke) è una piccola pianta (alta fino a 60–70 cm; massimo 100 cm) perenne e glabra, dai caratteristici fiori chiamati “bubbolini”, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae. Il genere Silene è molto vasto: comprende oltre 300 specie; per lo più erbacee, annue, bienni o perenni; di queste in Italia se contano almeno una sessantina spontanee della nostra flora. La nostra specie presenta una grande variabilità di caratteri; le moderne classificazioni ne individuano diverse sottospecie che si differenziano per la dimensione, il portamento e le foglie (che possono essere pubescenti o glabre, oppure dentellate o intere, oppure cigliate). A volte queste sottospecie possono sembrare del tutto indipendenti. Questo gruppo che ancora non è stato studiato a fondo presenta anche problemi di confusione nomenclaturale in quanto inizialmente la nostra specie venne assegnata al genere Cucubalus (in qualche caso anche al genere “Behen” – caduto poi in disuso) e poi in seguito trasferita al genere Silene. Dato il carattere polimorfo della nostra pianta si sono creati nel tempo anche diversi sinonimi. Pianta conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà mangerecce. Si può comprendere quindi l’abbondanza di nomi popolari: oltre a quelli citati “sonaglini” e “cavoli della comare”. I calici rigonfi sono persistenti e mantengono la forma a palloncino che anzi nel tempo si irrigidisce per cui alla fine dell’estate si possono far scoppiare battendoli con la mano da qui un altro nome popolare: “schioppetini”.
Il nome del genere (Silene) si riferisce alla forma del palloncino del fiore. Si racconta che Bacco avesse un compagno di nome Sileno con una gran pancia rotonda. Ma probabilmente questo nome è anche connesso con la parola greca “sialon” (= saliva); un riferimento alla sostanza bianca attaccaticcia secreta dal fusto di molte specie del genere.
Le foto sono prese da internet e su una c’è anche scritto il nome dell’autrice; il disegno della campanula viena da “Che fiore è questo” di D.Aichele e M.Golte-Bechle, editore Franco Muzzio.

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