giovedì 19 maggio 2011

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Si sa che la scelta del nome, per un prodotto, è fondamentale. Per esempio, difficile trovare per le pulizie in bagno e in cucina un nome migliore di “Mastro Lindo” (l’originale è “Meister Proper”, "Mr. Clean" in inglese), accompagnato dal disegno del genio della bottiglia (preso dal film leggendario di Powell e Pressburger “Il ladro di Bagdad”: le Mille e Una Notte).
La stessa cosa succede in altri ambiti, ed è una riflessione che ha aspetti molto più interessanti di quello che può sembrare. Per esempio, ed è un discorso serissimo, la grande risonanza del nome “Brigate Rosse”: che non sono state l’unico gruppo terroristico in Italia, ma ormai sembra che abbiano fatto tutto loro. Potenza del nome, viene da dire: ed è in effetti difficile trovare qualcosa che colpisca di più l’immaginazione. Per esempio, negli stessi anni c’erano i neofascisti del NAR, “Nuclei Armati Rivoluzionari”, che hanno sulla coscienza molti morti, molte stragi, molte bombe nelle stazioni e sui treni, eccetera. Ma una sigla come “NAR” difficilmente rimarrà nella memoria. La stessa cosa accade per altre organizzazioni terroristiche di quegli anni: Prima Linea, o magari Ordine Nuovo. Di recente, ho letto che è stato fatto un piccolo test fra gli studenti bolognesi, ed è risultato che sono stati in molti che hanno attribuito la bomba alla stazione di Bologna del 1980 proprio alle BR, che invece sono completamente estranee a questa strage e non sono nemmeno mai entrate nelle indagini.
Un altro “marchio” (chiedo scusa per la leggerezza apparente di questo post, ma sto cercando di fare un ragionamento solo sui nomi e sulla loro memorizzazione) che ha avuto grande successo è quello della “pista bulgara” (per l’attentato a Papa Giovanni Paolo II) o all’editto “bulgaro” di Silvio Berlusconi (lanciato appunto dalla Bulgaria, nel quale chiedeva l’allontanamento di giornalisti ottimi ma a lui poco simpatici). Una “pista dalmata” o “pista ceca” o non avrebbero avuto lo stesso impatto, per non parlare, che so, di una “pista slovacca”, o “pista albanese”. Invece i Bulgari e la Bulgaria colpiscono molto il nostro immaginario, chissà poi perché.
Di recente, poche settimane fa, c’è stato il caso dei manifesti affissi da un politico milanese che paragonava i giudici alle BR: la notizia ha fatto scalpore (e anche un bel po’ di ribrezzo, va detto), ma è diventata subito “il manifesto delle BR”, anche nei titoli dei giornali più attenti l’ho vista abbreviare in questo modo. Ora, leggendo “Manifesto” e “BR” si pensa subito a qualcosa di sinistra, estremista, comunista: ma in questo caso la bestialità era tutta di destra, governativa, e si riferiva direttamente al premier Silvio Berlusconi e al sindaco di Milano Letizia Moratti. Potenza delle parole: forse è vero che “ne uccide più la penna che la spada”. Non è sempre vero, ma in molti casi sì. (l'immagine viene da http://www.repubblica.it/ )

Poi, per fortuna, non sempre succede così: ci sono esempi in cui il cittadino non si fa prendere in giro così facilmente, anche i prodotti con un nome bruttino o anonimo continuano ad essere venduti, se sono buoni; e i tifosi della Sampdoria continuano a voler bene alla loro squadra, nonostante il nome quasi impronunciabile (è la contrazione di Sampierdarenese a Andrea Doria, due squadre di calcio genovesi che si fusero insieme nel dopoguerra). Ed anche nelle persone, il nome di battesimo non è poi così importante come si vuol far credere: una delle donne più belle che ho visto passare in tv negli ultimi anni si chiama Vincenza Cacace, è ancora molto giovane, è arrivata seconda a un concorso di Miss Italia e secondo me avrebbe meritato di vincere. Ha anche una faccia simpatica: se incontro una ragazza così, che cosa vuoi che m’importi del nome e del cognome...

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