venerdì 13 maggio 2011

De architectura

Gli architetti sono persone strane: costruiscono cose che ti trovi davanti e che sei obbligato a vedere, e con le quali sei obbligato a convivere; ma non ti chiedono mai cosa ne pensi.
Se nonostante tutto dici cosa ne pensi, ti guardano come se fossi un cretino: non hai capito, non puoi capire, scuotono la testa e non ti degnano più di uno sguardo. Possono farlo, perché gli architetti – i Grandi Architetti – sono sempre vicini a chi ha i soldi e a chi detiene il potere. Ed è ovvio: se ci tieni tantissimo a costruire un grattacielo, chi vuoi che te li dia i soldi e i mezzi per farlo? Via, non scherziamo, con i soldi che ho io si farebbe fatica anche a costruire un pollaio.
Quando leggo le interviste con i Grandi Architetti mi diverto sempre molto: ormai mi sono rassegnato, mi aspetto che giustifichino qualsiasi cosa, anche che si costruisca nei letti dei fiumi, sugli argini, nei parchi nazionali, tutto, e quindi prendo la cosa con sommo divertimento (beh quasi...). E non importa chi sia il Grande Architetto, se sia di destra o di sinistra, giapponese o australiano, svizzero o iraniano, prima o poi, con maggiore o minore durezza, con maggiore o minore educazione, ci si arriva sempre: «i miei progetti sono magnifici, e voi non avete il diritto di contestarli». Si fanno le domande e poi si danno ragione da soli, gli architetti: forse è vero che architettura e dittatura viaggiano sempre insieme, come diceva non ricordo più chi; e non a caso gli architetti ammirano sempre moltissimo Speer e Terragni, architetti di regime come pochi altri.

Per esempio (ma sono solo gli ultimi due esempi che ho trovato, ce ne sarebbero a bizzeffe):
“Coop Himmelb(l)au”, nata nel 1968, sta edificando gli edifici più radicali del pianeta. «Siamo ancora dei rivoluzionari – dice uno dei fondatori, Wolf D. Prix – ma abbiamo imparato che non si può avere tutto e subito».
FANTASIA AL POTERE? NOI, INTANTO, LA COSTRUIAMO
(...) - Il Comune di Parigi ha dato uno storico via libera alla costruzione di grattacieli. E anche Roma sta rompendo il tabù. Lei è d'accordo?
«Il grattacielo è diventato una sorta di archetipo dell'architettura. Credo che in una città multifunzionale non vada escluso a priori nessun tipo di costruzione» (...)
- Cosa spera che pensino e sentano i fruitori delle sue opere?
«Spesso, nei nostri edifici, noi progettiamo aree che non sono pensate per uno scopo preciso. Sono aree comunitarie che saranno poi le persone a decidere se e come utilizzare. Non progettiamo personal living spaces. Vogliamo anzi che tutti possano fruire nel modo più libero possibile delle nostre opere, noi non vogliamo imporre soluzioni». (...)
(di d.castellani perelli, il venerdì di repubblica 25.02.2011)
Insomma, si fanno le domande e si danno ragione da soli... Magari chiedono “cosa ne pensi” alle persone che frequentano, e così un giornalista, quattro ristoranti e due vetrine diventano “cosa ne pensa la gente”. Eppure le domande da porre sarebbero molte: per esempio, è possibile continuare a costruire grattacieli dopo Fukushima? Il terremoto in Giappone ha messo in crisi sia l’energia idroelettrica che quella nucleare, e i grattacieli richiedono moltissima energia elettrica per funzionare. E, inoltre, i grattacieli significano parcheggi, automobili, fognature, depuratori, acqua potabile, non mi sembra che si tenga davvero conto di tutto questo quando si dice “Il grattacielo è diventato una sorta di archetipo dell'architettura. Credo che in una città multifunzionale non vada escluso a priori nessun tipo di costruzione”.

Gli architetti (“archistar”) quando rispondono (se rispondono) dicono che usano le nuove tecnologie, e quindi il loro grattacielo è “ecologico”. Apriti cielo. Quante cave sono state svuotate per costruire un grattacielo? Basterebbe questa domanda per far drizzare i peli su per la schiena... Chiedo scusa per lo sfogo, ma questa è proprio l’arroganza inarrivabile dei potenti e dei fighetti, arroganza perché loro fanno quello che vogliono, e se uno di noi prova ad alzare un sopracciglio viene subito bollato a fuoco. Figuriamoci poi se si scrive, se si parla...
La domanda finale è però questa: ho messo in questo post un po’ di esempi di progetti effettivamente realizzati e mi chiedo se ci sia un senso in queste costruzioni, al di là del fatto puramente estetico. Come si vive in questi edifici? Cosa ne pensano le persone che ci vivono e ci lavorano? Quanto costa la manutenzione di queste strutture?
Per spiegarmi meglio: una volta sono andato con mia zia nel Palazzo della Pilotta, a Parma, e mia zia ha osservato che, con lo spessore di quelle mura, sul davanzale di una finestra della Pilotta ci poteva stare tutto il suo locale da bagno, vasca compresa. Ed era vero, i muri della Pilotta sono spessi anche due o tre metri: la Pilotta era una fortezza, e le mura dovevano reggere alle cannonate. Ecco dunque giustificata la spesa enorme e la grande fatica di costruire mura così spesse.
Si può dire la stessa cosa della casa a forma di binocolo costruita da Gehry, o dei grattacieli elegantemente curvi che sorgeranno a Milano? E’ funzionale per i musicisti lo scempio che è stato fatto da Botta dei palazzi dietro la facciata della Scala, a Milano? E che dire del quartiere ZEN a Palermo, di Punta Perotti a Bari, dei mostruosi edifici a Roma e a Napoli, tutte opere che portano firme importanti? Mah: io non ho mai trovato nessuna risposta a queste domande, sui giornali e in tv c’è spazio solo i politici e gli “archistar” che si dicono bravi da soli.
(nelle immagini ho messo soltanto costruzioni di Frank Gehry, ma avrei potuto tranquillamente estendere il lavoro a chiunque altro. Le fotografie vengono quasi tutte da varie riviste degli anni passati, soprattutto L'Espresso degli anni '90). (La casa a binocolo è a Venice, California).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Partendo dal presupposto che sono (quasi) d'accordo con l'essenza di questo post, andrebbero però specificate un pò di cose: 1) il binocolo non è una casa (anche se fa schifo ugualmente, a mio modesto parere) ma la destinazione a residenza renderebbe ancor più ridicola questa costruzione che, per fortuna, abitazione non è. 2) Molti edifici di questo architetto sono fantastici in senso assoluto (Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, Vitra Design Museum in Svizzera). Hanno dato una svolta all'architettura, sono frutto di un linguaggio finalmente nuovo che, a suo tempo, non si era mai visto... Il problema, come sempre accade, è che dato il successo di un singolo progetto, si tende poi a ripeterlo all'infinito, a riproporlo in tutte le salse, a copiarlo e storpiarlo innumerevoli volte. Per non parlare delle "copiature" fatte da altri architetti che l'essenza di quel progetto, non l'hanno mai concepita e forse neanche capìta ! 3) Proprio alcuni dei progetti dell'archistar F.O.Ghery, hanno risollevato le sorti di un'intera e quasi sconosciuta città. Uno di questi attira milioni di turisti all'anno nella città in cui sorge e di conseguenza ha portato ricchezza e floridità economica come nessun'altra opera d'arte o pianificazione politica/economica/sociale ha mai fatto (Guggenheim di Bilbao). Detto questo, confermo che le sciocchezze e le schifezze nel campo dell'architettura da parte di colleghi più o meno illustri o noti, siano all'ordine del giorno purtroppo. Ma contro il cattivo gusto ed il mero interesse economico, poco o nulla si può fare se non sforzarsi, nel proprio piccolo, di non cadere nello stesso errore.

Giuliano ha detto...

e poi c'è la ndrangheta, oggi possiamo dirlo con certezza. Quasi sempre, che sia un rondò (costano tantissimo) o un palazzo della Regione, dietro c'è la ndrangheta.