domenica 10 aprile 2011

Nativi digitali / 1: una tassa sul contante

Sono stato uno dei primi, in famiglia e nella mia cerchia di conoscenti, ad avere un indirizzo mail e ad usare internet: fino da metà degli anni ’90, quando ancora bisognava pagare un provider (e costava caro) per avere l’allacciamento. Ma internet era già una realtà diffusa, e così ogni tanto mi capitava di chiedere se potevo lasciare l’indirizzo mail; e la risposta era quasi sempre questa: «Ah, no, io di computer non ne capisco niente...».

Quante volte l’ho avuta, questa risposta, negli ultimi dieci o quindici anni? Un’infinità di volte: capitava di dire “ti lascio la mail”, per comodità, ma poi il computer non ce l’aveva nessuno, la connessione a internet men che meno. Troppo complicato, troppo costoso (un pc costa ancora oggi sui 400-500 euro).
Col telefonino era un po’ più semplice, ce l’avevano quasi tutti; e così anch’io mi sono dovuto adattare e ne ho preso uno. Ma il telefonino consentiva solo messaggi brevi, niente allegati, insomma cose buone per tenere un contatto, o poco più; oggi le cose sono un po’ cambiate, ma gli smart phone e gli ipad sono ancora molto costosi, e poi in questo momento a me non servirebbero e quindi per il momento non ho intenzione di comperarli. Ma il discorso rimane sempre aperto: moltissime persone non sanno usare le nuove tecnologie, che ormai stanno diventando obbligatorie.

Fino a poco tempo fa, di queste cose, di questa difficoltà ad usare il computer e internet, se ne parlava: anche sui giornali. Oggi queste notizie sono sparite, completamente. Se ne è persa perfino la memoria. Cosa è successo nel frattempo? Forse di colpo tutte le persone di questa terra si sono alfabetizzate e informatizzate, come per un colpo di bacchetta magica? No, è successa invece un’altra cosa: che tutti i giornalisti e gli addetti alle pubbliche relazioni sopra una certa età (cioè sopra i 30 anni, e non sto scherzando) sono stati licenziati o pensionati, e adesso tutti quelli e quelle che scrivono sui giornali o fanno pubbliche relazioni sono super informatizzati, maneggiano con disinvoltura ogni genere di nuovo oggetto o applicazione, pensano che tutto il mondo funzioni così (gatti, cani, criceti e canarini compresi) e degli altri non se ne parla più. Gli altri, cioè per esempio mia mamma, mia zia, molti dei mio vicini di casa, tante persone ormai indegne di essere prese in considerazione. E’ infatti passato, e alla grande, il principio che “chi non è capace, non è degno di considerazione”: è il trionfo degli smanettoni, e che ci sia tutto un mondo oltre a twitter e facebook all’ipad e allo smart phone non passa nemmeno per il cervello di queste persone.

Il risultato è che sempre più persone sono in difficoltà con cose che fino a ieri erano facilissime: per esempio a gennaio e febbraio, e ancora oggi, in Lombardia migliaia di persone hanno fatto code infernali per ritirare la tessera sanitaria. “Bastava andare su internet per avere accesso al servizio senza fare code, è comodissimo”. La stessa cosa capita sui treni e sui bus: “basta andare su internet, paghi con la carta di credito, è comodissimo”. Prenotazioni di alberghi? Tutto su internet, tutto on line, lo smartphone, le apps, vedi anche le camere, facilissimo.
Ok, io potrei anche arrivarci, ma siamo sicuri che sia così per tutti? E chi non ci riesce, cosa fa? Gli capita come sui videogames (riferimento obbligato, il videogame è la vera zona di formazione, altro che la scuola o la vita), cioè riceve una cassaforte in testa o una mazzata, oppure viene ucciso e deve ricominciare da capo.
Verrebbe da dire: siamo sempre più governati da persone che non vivono in mezzo alla gente. Non solo i politici, ma la scuola, le banche, le assicurazioni, qualsiasi cosa. E più si osserva più si nota che è proprio così, quelli che comandano e che progettano il mondo sono persone che non vivono in mezzo alla gente, e abitano in un mondo del tutto irreale e artificiale, a volte perfino virtuale. Il loro contatto con la natura avviene a Sharm, alle Seychelles, sulle piste da sci. E se a Sharm trovano un geco sulla parete, chiamano la direzione dell’albergo e ne parlano come di uno scandalo.

L’ultima trovata di questa gente è la tassa sul contante; cioè l’eliminazione fisica dello sportello bancario. Da oggi in avanti il costo di ogni operazione sarà elevatissimo. E le persone anziane? E chi ha bisogno di essere aiutato? Peggio per lui, peggio per loro.
da http://www.repubblica.it/ , 1 aprile 2011 (e non è un pesce d’aprile...)
(....) Il dg di Unicredit, Roberto Nicastro, si arrabbia: «Gestire un conto in Italia comporta problemi oggettivi rispetto a Germania, Bulgaria, Polonia. Il principale è l’enorme quantità di transazioni cash (...) «Dopo la Spagna, abbiamo la più alta frequenza geografica di filiali. Chi deposita ogni giorno contanti o assegni vuole la banca entro trecento metri. Se i clienti andassero in banca più che altro per discutere i grandi servizi, risparmio, finanziamenti, mutui, sarebbero disponibili ad avere sportelli più distanti. Così le banche avrebbero meno filiali e costi operativi molto inferiori.» (...)
L’articolo continua per due pagine ed è molto dettagliato (l’autore è Andrea Greco, che ha fatto un ottimo lavoro): vi si parla del crimine organizzato e dell’evasione fiscale, che si basano sul contante, e di tante altre cose interessanti. Ma io mi chiedo: prima, come si faceva?
La risposta la so perchè c’ero: fino a non molti anni fa, un conto corrente dava degli utili al correntista. Adesso invece sono tutte spese. E questa è già una differenza che pesa: come mai, come è possibile? Le banche funzionavano benissimo, era più facile avere finanziamenti, eppure non erano periodi facili: cosa è cambiato nel frattempo, come mai d’improvviso avere dei dipendenti e tenere aperta una filiale è diventato così astruso e proibitivo? La risposta ce l’ho, o credo di averla – mi riservo di ampliare il discorso in qualche prossimo post, per oggi me la cavo con una battuta: attenzione, queste sono le stesse persone che vi dicevano che la benzina è troppo cara perché ci sono troppi distributori. Quei distributori, quasi tutti gestiti da piccole persone che vivevano del proprio lavoro, sono stati chiusi quasi tutti: quanto costa oggi la benzina? E’ mai diminuita di prezzo? Mah...
(continua)

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