giovedì 11 novembre 2010

Il caso Bertolaso, e dintorni

Giulio Bertolaso è figlio di un generale: non sapevo niente su di lui, e l’ho scoperto quando è uscita la notizia del suo pensionamento. Quanti anni ha Bertolaso, mi sono chiesto – e siccome nessun giornale riportava quel dato (ma è la prima domanda che ci si pone quando si parla di uno che va in pensione) sono andato a cercare su wikipedia, dove ho scoperto che Giulio Bertolaso, sottosegretario del governo Berlusconi, responsabile delle emergenze in tutta Italia, è nato nel 1950 ed è figlio di un generale veronese che fu un asso dell’aviazione.
Questa notizia non cercata mi ha però spiegato molte cose: che Bertolaso fosse figlio di un militare, l’avrei dovuto capire subito. L’atteggiamento è quello: per fare un solo esempio, anche Raimondo Vianello, che pure fece tutt’altro mestiere (forse una vera e propria ribellione) aveva quel portamento, quel modo di parlare, l’eleganza innata, il piglio gentile ma autoritario.
“Usi ad obbedir tacendo” è uno di quei motti che spiegano bene la carriera militare; e infatti Bertolaso, pur essendo persona di grande valore, sopporta malissimo le critiche. A un ufficiale non si risponde dicendo “se” e “ma”, si obbedisce. Il problema, del quale Bertolaso non sembra rendersi conto, è che il mondo non è una grande caserma. In democrazia, dei “se” e dei “ma” bisogna tenere conto. Anche nell’emergenza: ho ancora sotto gli occhi lo sguardo di quei due anziani contadini abruzzesi che si videro piombare in casa Bertolaso, a dirgli che da ora innanzi prendeva possesso dello spiazzo davanti a casa loro, e che non bisognava discutere. L’obiezione dei due anziani signori era questa: ben venga l’accoglienza ai terremotati, ma quel piccolo pezzo di terra ci serviva per mangiare, e adesso noi come facciamo per campare? Scampati al terremoto, adesso si vedevano sconvolgere la vita da una decisione irrevocabile e alla quale non era possibile opporsi: facile immaginare che il loro terreno, anche una volta finita l’emergenza (chissà quando), sarebbe stato lottizzato e rivenduto a chissà chi.
Ripensavo a queste cose ieri pomeriggio, dopo essere finito sul canale Rainews che trasmetteva il discorso di Bertolaso in Parlamento, la sua relazione alla situazione creatasi dopo l’alluvione in Veneto. Un intervento ben fatto, una relazione perfetta e condivisibile salvo che in un piccolo particolare: che Bertolaso non è all'opposizione ma è parte del governo, e che in Veneto c’è al governo, da quindici anni almeno, il suo partito, il partito di Bossi, di Zaia, di Galan, di Berlusconi.
Non ci si può nascondere dietro a un dito: è vero che le colpe non sono quasi mai dell’ultimo arrivato, che le colpe dell’incuria e della speculazione edilizia vanno distribuite con i sindaci, con i presidenti delle province, con il presidente della Regione, magari anche con i singoli cittadini, ma di qualcuno sarà pure la responsabilità, sarebbe bello se nel suo discorso almeno un pochino di responsabilità se la fosse presa, invece di dire “questi qua sanno solo criticare, in Italia quelli che fanno vengono criticati da quelli che stanno a guardare”. In Emilia, l’Emilia rossa, quella del PCI, gli argini hanno tenuto per cinquant’anni, e sono ancora in buone condizioni. Cosa succederà domani, con l’arrivo della Lega Nord e di Forza Italia anche in Emilia, è tutto da dimostrare.
PS1: dietro a Bertolaso, nell’inquadratura tv, c’era il ministro Brunetta che faceva ampi cenni di assenso: la sua testa si muoveva in su e in giù più vigorosamente quando Bertolaso parlava della necessità di assicurazioni private anche per le calamità naturali. Il ministro Brunetta, responsabile con Tremonti della valanga di tagli, di licenziamenti, di insulti continui ai lavoratori che svolgono quotidianamente il loro mestiere? Ho le mie ipotesi, riguardo ai suoi vigorosi assensi, ma me le tengo per me.
PS2: addirittura comico il ministro Bondi (ministro della Cultura e dei Beni Culturali) intento, come Bertolaso, a distribuire ben bene le colpe del crollo della Casa dei Gladiatori a Pompei. Bondi spiega (spiega per bene, come si fa con gli scolari distratti) che la colpa in realtà non è di nessuno in particolare, né sua come ministro né del sovrintendente come sovrintendente, che non c’è; che la cosa è venuta così, e che Pompei è pur sempre vecchia di duemila anni, un crollo ci può anche stare. Che dire? che sono in attesa che qualcuno informi il ministro Bondi che Pompei ha la stessa età del Colosseo e dell’Arena di Verona (state alla larga dai monumenti!), e soprattutto che c'è lui  al governo e che se il sito archeologico di Pompei è mal amministrato la colpa è un tantino anche sua, come ministro...
PS3: il governatore presidente del Veneto, il leghista Zaia, dice subito due cose: che i soldi delle tasse devono rimanere in Veneto, e che Pompei sono quattro sassi vecchi, prima i soldi al Veneto poi vediamo se avanza qualcosa. Un atteggiamento che non ha nulla a che fare con quello dei veneti veri, usi a rimboccarsi le maniche senza chiedere niente a nessuno. In Friuli, addirittura, ci furono dei Comuni che ricostruirono da soli dopo il terremoto: i soldi dello Stato furono restituiti. Da dove vien ‘sto Zaia? I soldi dello Stato, in caso di calamità, sono sempre arrivati ovunque: anche per la grandine, e non solo per le alluvioni. Da dove viene, questo signor Zaia? De chi xe fiol? Sarà mica un furbetto napoletano infiltratosi nell’alacre terra della Serenissima?

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