venerdì 11 giugno 2010

Chi vota Lega è un imbecille?

- Qui bisogna fare come in Jugoslavia!
Spero di aver capito male e faccio ripetere, ma il mio conoscente insiste:
- Sì, come la Jugoslavia!
Mi si gela il sangue nelle vene: possibile che siano bastati dieci o quindici anni per far dimenticare tutto? I telegiornali e i giornali straripavano di immagini orrende, di resoconti spaventosi: morti, stupri, cecchini per le strade a sparare su tutti, bombardamenti, distruzione, fosse comuni con centinaia di morti...Tutto dimenticato, mai visto, mai sentito?
- Sì, però in Slovenia...
E via, con un ghignetto soddisfatto. L’importante è che io abbia torto e che il Bossi abbia ragione, e non importa come. L’importante è ridurre tutto a uno stupido conflitto personale, fra me e lui: e io sono solo un antipatico vanaglorioso che legge Repubblica, che deve solo stare zitto e non disturbare.
Ed è vero, in Slovenia sono stati più furbi e più abili che in Bosnia, in Serbia, nel Kossovo, in Croazia, nel Montenegro: e anche Cechi e Slovacchi si sono lasciati abbastanza pacificamente; ma il ragionamento che c’è dietro è di quelli che fanno agghiacciare il sangue nelle vene. Come si fa a sbrigare con un’alzatina di spalle e un sorrisetto tutti quei morti, quegli stupri, quei cecchini per le strade? Era questa la Jugoslavia del dopo Tito; e sotto il regime di Tito, pur deprecabile, la Jugoslavia aveva vissuto i suoi anni più tranquilli, e in pace.
Quello che c’è dietro a questi ragionamenti è l’idea, semplice e sbagliatissima, che per star bene basti scaricare “quelli là”: gli altri, quelli che non sono dei nostri, i lazzaroni, i meridionali; magari, che so, gli handicappati.
Ragionamenti come questo ne ascolto tutti i giorni, ormai da una ventina d’anni: fare come il duce, fare come le esse esse, ci vorrebbe il fascismo ma per davvero. Ti cantilenano in faccia “ci sono troppi straanieeri...”, e mai che ti canticchino “c’è troppa corruuzioone...”. Leggono i giornali, e ne parlano, solo quando uno straniero compie un reato; ma non si ascolta una parola quando a decapitare un vicino di casa secondo un rituale orrendo è uno stimatissimo negoziante commerciante comasco (comasco doc, con negozio storico a cento metri dal Duomo), oppure quando si legge delle tre ragazze valtellinesi (valtellinesi doc) che uccidono una suora per puro divertimento, oppure quando si legge dei ragazzi di Varese (di Varese Varese, mica foresti) che compiono omicidi da setta satanica, oh, allora, come si sorvola volentieri, come si parla d’altro. E se poi si parla della corruzione, degli assessori beccati sulla soglia di Palazzo Marino con la mazzetta in tasca, delle cliniche milanesi che operano anche i sani al solo scopo di far soldi, degli assessori regionali coinvolti nel traffico d’armi con l’Africa, ah che silenzio che pace che bello parlare dell’Inter e del Milan. L’importante, ora e sempre, è che la colpa di tutto sia sempre e soltanto di quelli là, quelli di sotto del Po, quelli che non sono come noi.

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