giovedì 17 dicembre 2009

Piazza Fontana, 1911

Il 12 dicembre 1969, dal telegiornale, vengo a sapere che un bambino della mia età aveva perso una gamba in un attentato: era la strage di Piazza Fontana, a Milano, ed era la prima volta che succedeva qualcosa di così grave in Italia. Molti anni dopo, almeno trenta, mi sono trovato a leggere "L'agente segreto", un romanzo di Conrad.
Joseph Conrad scrisse "L'agente segreto" nel 1911. E' una data che mi fa impressione, in quest'Italia di Piazza Fontana, ma anche dell'Italicus, di Piazza della Loggia e di tanti altri "misteri irrisolti": 1911, quasi cent'anni fa.
In questo libro Conrad abbandona i racconti di mare, le navi che non salpano per mancanza di vento, il primo incarico che tarda ad arrivare, le donne forti e appassionate, il Borneo, l'Indonesia e perfino il sole dei tropici. Siamo a Londra, tra le nebbie e i colori grigi della vita quotidiana; il signor Verloc non è più giovane ma si è appena sposato con una ragazza quieta dedita alla casa, e insieme hanno un negozio. Nel negozio non entra nessuno, i clienti sono una rarità eppure mister Verloc, la sua signora e il fratello di lei, un giovane quieto in cura per qualche problema psichico, se la passano benino. Il che non è compatibile con l'andamento delle loro entrate, quindi c'è sotto qualcosa: infatti il quieto e grigio Mr. Verloc è un informatore della polizia, infiltrato in un gruppo di anarchici; e da molti anni manda regolari rapporti che gli vengono regolarmente pagati. Ovviamente nessuno sa niente di questa sua attività, e anche la giovane moglie ne è completamente all'oscuro. Tutto sembra procedere bene, insomma: ma un giorno, in pieno giorno, Verloc viene inaspettatamente convocato dai suoi superiori.

(...) " Ho qui alcuni dei suoi rapporti ", disse il burocrate con una voce inaspettatamente dolce e stanca, premendo con forza l'indice sui fogli. Fece una pausa; e Mr Verloc, che aveva riconosciuto benissimo la propria scrittura, attese in silenzio quasi trattenendo il fiato. (...) " Ciò di cui c'è bisogno ", disse l'uomo delle carte, " è che si verifichi qualcosa di molto preciso che li stimoli a vigilare di più. Questo rientra nella sua area di competenza, non è così? "
Mr Verloc non rispose in alcun modo, se non con un sospiro, che si lasciò sfuggire senza volere, tanto che cercò immediatamente di dare alla sua faccia un'espressione allegra. Il funzionario sbatté gli occhi, come per effetto della luce fioca della stanza, ma aveva un'espressione dubbiosa. Ripeté vagamente:
" La vigilanza della polizia... e la severità dei giudici. L' indulgenza in genere dei procedimenti giudiziari, qui, e la completa mancanza di qualsiasi misura repressiva sono uno scandalo per l'Europa. Ciò che è auspicabile in questo momento è l'accentuazione dello scontento: del fermento che certo esiste... "
" Certo, certo ", l'interruppe Mr Verloc con una deferente, profonda voce di basso da tribuno, così diversa dal
tono con cui aveva parlato sinora che il suo interlocutore rimase profondamente stupito. " Esiste ed è un grande pericolo. I miei rapporti degli ultimi dodici mesi lo mostrano abbastanza chiaramente. "
" I suoi rapporti degli ultimi dodici mesi ", cominciò il consigliere di stato Wurmt col suo tono gentile e distaccato, " sono stati da me letti. Non sono riuscito a capire perché lei si sia scomodato a scriverli. "
Per un po' regnò un silenzio triste. Sembrava che Mr Verloc si fosse ingoiato la lingua, mentre l'altro fissava i fogli sulla scrivania. Finalmente li scostò con una leggera spinta.
" Lo stato di cose che lei vi illustra si può dare per scontato che sia tale, essendo la condizione prima del suo impiego. Ciò che le si richiede al momento non è scrivere, ma porre in essere un fatto chiaro, significativo, oserei quasi dire un fatto allarmante. "
" E' superfluo dire che tutti i miei sforzi si indirizzeranno a tal fine ", disse Mr Verloc, modulando con convinzione il suo roco tono colloquiale. Ma la sensazione di essere scrutato dall'altro lato della scrivania da quegli occhi che sbattevano dietro il cieco riflesso degli occhialini lo sconcertava. Si fermò di colpo con un gesto di assoluta devozione. L'utile e operoso, per quanto oscuro membro dell'Ambasciata aveva l'aria di essere rimasto colpito da un'idea improvvisa.
" Lei è molto corpulento ", disse.
Questa osservazione, in effetti di natura psicologica, e proposta con discrezione ed esitazione da un burocrate piú avvezzo a penne e calamai che ai requisiti della vita attiva, ferì Mr Verloc come un rilievo personale oltremodo maleducato. Fece un passo indietro.
" Che cosa? Che cosa si è compiaciuto di dire? "
Il cancelliere d'Ambasciata, incaricato di condurre questo colloquio, sembrò ritenere che fosse troppo per lui.
"Credo", disse,"che sarebbe meglio se vedesse Mr Vladimir. Sì, decisamente penso che lei dovrebbe vedere Mr Vladimir. Abbia la bontà di attendere qui ", aggiunse, e usci a piccoli passi.
(...) " Se soltanto avesse la bontà di consultare i miei rapporti ", rimbombò la sua grande voce di basso da tribuno, " vedrà che appena tre mesi fa ho lanciato un avvertimento in occasione della visita a Parigi del granduca Romualdo, che è stato poi trasmesso per telegrafo alla polizia francese, e... "
" Ma lasci perdere, è meglio! " sbottò Mr Vladimir, aggrottando la fronte con una smorfia. " La polizia francese non sapeva che farsene del suo avvertimento. Non ruggisca a quel modo. Che diavolo le passa per la testa? (...) Bene, lasci allora che le parli chiaro. La voce non ci basta. Non sappiamo che farcene della sua voce. Non vogliamo una voce. Vogliamo fatti. Fatti eclatanti, accidenti a lei ", aggiunse, prendendosi una libertà feroce, proprio in faccia a Mr Verloc. (...) Lei si fa passare per un agent provocateur. Il mestiere di un agent provocateur è per l'appunto quello di provocare. A giudicare dal suo stato di servizio lei non ha fatto niente negli ultimi tre anni per guadagnarsi lo stipendio. "
" Niente! " esclamò Verloc, senza muovere un muscolo, e senza alzare gli occhi, ma con una nota di sincerità nella voce. " Più volte ho prevenuto quello che sarebbe potuto diventare... "
" C'è un proverbio in questo paese che dice che prevenire è meglio che curare ", lo interruppe Mr Vladimir, buttandosi sulla poltrona. " In linea generale, è un proverbio stupido. Non c'è fine alla prevenzione. Ma è tipico. In questo paese detestano i tagli netti. Non sia troppo inglese. E in questo caso particolare non sia assurdo. Il male è già qui. Non ci serve la prevenzione: ci serve una cura. " (...)
" Mi permetta di osservare ", disse Verloc, " che se sono venuto qui è perché sono stato convocato con una lettera perentoria. Sono stato qui solo due volte negli ultimi undici anni, e certamente mai alle undici di mattina. Non è molto prudente farmi venire così. C'è anche la possibilità che qualcuno mi veda. E per me non sarebbe uno scherzo. "
Vladimir scrollò le spalle.
" Vanificherebbe la mia utilità ", continuò l'altro, infiammandosi.
" Problemi suoi ", mormorò Mr Vladimir, con dolce brutalità. " Quando cesserà di essere utile faremo a meno dei suoi servizi. Sì. Proprio così. Un taglio netto. Lei verrà... " Mr Vladimir fece una pausa aggrottando la fronte; non gli veniva un'espressione abbastanza idiomatica, ma di colpo si illuminò con un ghigno che gli scoprì i denti, meravigliosamente bianchi. " Lei verrà sbattuto fuori ", disse, con ferocia. (...) " Avremmo in mente di somministrare un bel tonico alla Conferenza di Milano ", disse come se niente fosse. " Le discussioni che si stanno tenendo sulla repressione della criminalità politica non portano da nessuna parte. L'Inghilterra continua a rimandare. Quant'è ridicolo questo paese, con il suo sentimentale rispetto della libertà individuale. (...) La cosa che gli ci vorrebbe adesso sarebbe un bello spavento. Psicologicamente, questo è il momento per mettere al lavoro i suoi amici. L'ho fatta venire per illustrarle la mia idea. "
E Mr. Vladimir illustrò la sua idea, calandola dall'alto sprezzante, infinitamente superiore, ma rivelando allo stesso tempo una tale ignoranza circa gli scopi, il modo di pensare e gli effettivi metodi dell'ambiente rivoluzionario da riempire di costernazione il silenzioso Verloc. Confondeva cause ed effetti più del lecito; i propagandisti più illustri con focosi bombaroli; dava per scontata, una qualche organizzazione dove non poteva esistere nella natura delle cose; a volte parlava del partito socialrivoluzionario come di un esercito perfettamente disciplinato in cui la parola dei capi era incontrastata, e subito dopo come se fosse la più sgangherata accozzaglia di briganti disperati che mai abbia trovato rifugio fra le gole delle montagne. Solo una volta Mr Verloc apri la bocca per protestare, ma il levarsi di una grande mano bianca e ben proporzionata lo bloccò. Ben presto era troppo stupefatto anche solo per osare protestare. Stette lì ad ascoltare, troppo spaventato per muoversi, immobile come se fosse profondamente interessato.
" Una serie di attentati ", continuò calmo Mr Vladimir, " perpetrati qui, in questo paese, non solo progettati qui: non basterebbe, non sarebbe abbastanza per smuoverli. I suoi amici potrebbero dar fuoco a metà Continente senza influenzare l'opinione pubblica di qui a favore di una legislazione repressiva mondiale. Qui non guardano oltre il loro orticello. "
Mr Verloc si schiarì la gola, ma non se la senti e non disse nulla.
" Non c'è bisogno che questi attentati siano troppo sanguinari ", prosegui Mr Vladimir, con l'aria di tenere una
conferenza scientifica, " basta che siano sufficientemente eclatanti, efficaci. Mettiamo che siano rivolti contro gli edifici, per esempio. Qual è il feticcio del momento, che tutta la borghesia riconosce, eh, Mr Verloc? "
Mr Verloc allargò le braccia limitandosi a scrollare appena le spalle.
" Lei è troppo pigro per pensare ", fu il commento di Mr Vladimir a quel gesto. " Stia bene a sentire quanto sto per dirle. Il feticcio del momento non è né la monarchia né la religione. Quindi palazzi reali e chiese vanno lasciati perdere. Lei capisce quello che voglio dire, Mr Verloc? " (...) Non c'è giornale che non abbia già delle frasi belle e pronte per commentare avvenimenti del genere. lo sto per illustrarle la filosofia del bombarolo dal mio punto di vista; dal punto di vista che lei ha fatto finta di servire per gli ultimi dodici anni. Cercherò di farmi capire anche da lei. La sensibilità della classe contro cui vi scagliate fa presto a intorpidirsi. La proprietà appare loro come qualcosa di indistruttibile, non potete aspettarvi che i loro sentimenti, siano essi di paura o di pietà, durino troppo a lungo. (...) E poi io sono un uomo civilizzato. Non mi sogno nemmeno di ordinarle di organizzare una carneficina, anche se mi potrei aspettare da essa dei risultati ottimali. Non è da una carneficina che mi aspetto i risultati che auspico. L'assassinio fa parte della nostra vita. E' quasi un'istituzione. Il gesto dimostrativo deve essere rivolto conto il sapere, la scienza, ma non una scienza qualsiasi. L'attentato deve avere la sconvolgente insensatezza di una bestemmia gratuita. Essendo le bombe i vostri mezzi di espressione, sarebbe una cosa veramente emblematica se si potesse lanciare una bomba dentro la matematica pura, cosa, questa impossibile. Ho cercato di istruirla; le ho esposto la somma filosofia della sua utilità suggerendole degli argomenti che potrebbero essere utili. L'applicazione pratica dei miei insegnamenti interessa prima di tutti lei. Sin da quando l'ho convocata per questo colloquio ho anche pensato all'aspetto pratico della questione. Che ne dice se ci provassimo con l'astronomia?" Era da un po' che l'immobilità di Mr Verloc accanto alla poltrona assomigliava a un collasso comatoso, una sorta di insensibilità interrotta da leggeri sussulti convulsi, quali si possono osservare nel cane di casa in preda a un incubo, sdraiato sul tappetino davanti al caminetto. E fu con un impacciato ringhio canino che ripeté la parola: "Astronomia..." (...)
" Può andare ", disse Vladimir. " Bisogna provocare un attentato dinamitardo, a Greenwich. Le do un mese. Al momento i lavori della Conferenza sono sospesi. Se non succederà qualcosa qui, in questo paese, prima che torni a riunirsi, il suo rapporto con noi si interrompe. "
Cambiò poi di nuovo tono con disinvolta versatilità.
" Ci pensi alla mia filosofia, Mr... Mr... Verloc ", disse, con superiorità sprezzante, indicando la porta. " Ci provi con il primo meridiano. Lei non conosce i ceti medi come li conosco io. La loro sensibilità è intorpidita. Il primo meridiano. Non c'è niente di meglio e, direi, di più facile. "
Si era alzato e, con le sottili labbra sensibili contratte nervosamente, seguì nello specchio sopra il caminetto Mr Verloc che usciva all'indietro dalla stanza con passo pesante, tenendo in mano cappello e bastone. La porta si richiuse.
(Joseph Conrad, L'agente segreto, capitolo secondo)

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