sabato 28 novembre 2009

Moplen

Nel 1954 il chimico ligure Giulio Natta riesce ad ottenere dei polimeri con struttura geometrica prestabilita: questa scoperta lo porterà a vincere il Premio Nobel nel 1963, insieme al tedesco Karl Ziegler.
E’ proprio in questo periodo, i primi anni 60, che Gino Bramieri con la sua faccia simpatica riempie le nostre serate televisive con la pubblicità del Moplen e con uno slogan azzeccato: “Ma signora guardi ben / che sia fatto di Moplen!”. Da allora, secchi catini e mastelli non saranno più fatti di legno o di metallo, ma di plastica: è questo uno dei risultati della scoperta di Natta.
E’ anche l’epoca, a metà degli anni ’60, nella quale fanno la loro comparsa i sacchi neri della spazzatura: anch’essi di plastica. Prima, non ce n’era mai stato bisogno.
Non so come facessero nelle città, ma qui da noi i rifiuti di cucina si buttavano nella rudéra, cioè nell’orto, in una buca, a far concime; carta e legno si bruciavano nella stufa, per riscaldare la casa; e i rifiuti metallici erano destinati allo straccivendolo, che li rivendeva all’industria. Insomma, non si buttava via nulla e non c’era bisogno di discariche.
Poi è arrivato il moplen (polipropilene isotattico), e tutte le altre materie plastiche oggi di uso comune: Polivinilcloruro (PVC), polistirolo, polietilentereftalato (PET)... Materie perfette per l’uso, ma anche indistruttibili. Molecole che in natura non c’erano e non ci sarebbero mai state senza l’intervento umano.
Non che prima la plastica non ci fosse: c’era la bakelite, per esempio, con la quale si costruivano le manopole delle radio, i portalampade, e altri piccoli oggetti. Ma la bakelite (o baccalite, dal nome del chimico danese Baekeland) era una resina informe, creta da modellare o poco più. C'era anche il nylon, un'altra pasta informe che però si poteva filare come la seta, e altre fibre tessili.
La scoperta di Natta però permise di disporre le molecole a piacere, secondo l’uso che ne vogliamo fare. E’ come inanellare gli atomi in una collana o in una catenella, di lunghezza teoricamente infinita: da qui la definizione di “polimero isotattico”. Dapprima l’operazione si fa col propilene, che è una piccola molecola gassosa: tante molecoline di propilene messe in fila ad una ad una, proprio come la catenella, in fila come le perline di una collanina, ed è il moplen di Bramieri. Poi via via si fanno cose sempre più complesse, quelle che vediamo tutti i giorni e alle quali ormai abbiamo fatto l’abitudine.
Sull’enciclopedia, Giulio Natta ha tre righe molto smilze. Eppure, dovrebbe essere famoso come Garibaldi: ha influito più lui sulla nostra vita, sicuramente non volendolo, di tanti capi di Stato e filosofi e leader religiosi che si ripromettevano di cambiare il mondo...

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