giovedì 26 novembre 2009

Incubi e profezie ( n.2 )

Incubi e profezie, n.2 – La visione del Grande Lama
"Orizzonte perduto" è un gran bel film: risale al 1937 e fu girato da Frank Capra. E' tratto da un romanzo di James Hilton, e vi si racconta del favoloso mondo di Shangri-La, una valle felice nascosta tra le alte cime di un Tibet immaginario. In quel mondo isolato si perdono, o vogliono perdersi, alcuni occidentali; non è esattamente un monastero buddista, ma si tratta di una sintesi tra cristianesimo e buddismo, forse immaginata da Hilton pensando agli avventurosi gesuiti del 1600, come padre Matteo Ricci (che, per inciso, per il suo sincretismo fu quasi scomunicato da Roma: e così si perse un'occasione storica per favorire il cristianesimo in Cina, ma pazienza – ormai è acqua passata).
"Orizzonte perduto" è rimasto famoso anche perché vi si parla dell'eterna giovinezza, della vita che si prolunga quasi all'infinito, come se il tempo rallentasse: un segreto dei monaci, o forse l'aria della valle. Ma il protagonista del libro, Robert Conway, ha dei dubbi e li espone al Grande Lama: perché allungare la vita oltre i suoi limiti?
Conway, militare e addetto diplomatico inglese, è rimasto seriamente colpito dalla sua esperienza nella Grande Guerra. Non che abbia sofferto particolarmente (ci tiene a precisarlo), ma dopo (dopo quello che ha visto e vissuto) è stato come se avesse perso tutte le sue passioni e le sue energie, e da allora il suo desiderio principale è di essere lasciato in pace, e di vivere in pace: un atteggiamento che ha provocato solo danni alla sua carriera militare e diplomatica. Il Grande Lama si aspettava l'obiezione, ed è pronto a rispondere: ma prima di darvi la sua risposta vorrei fare soltanto notare un particolare, e cioè che il libro uscì nel 1933. Non un anno qualsiasi, come ben sappiamo.
- Ma cosa contano contro il ferro e l'acciaio le opinioni degli uomini ragionevoli? Mi creda, quella visione si avvererà. Per questo, mio caro, io sono qui; per questo lei è qui; e per questo preghiamo di sopravvivere alla catastrofe definitiva che da ogni parte ci minaccia. (…) Poi, figliolo, quando i forti si saranno divorati a vicenda, allora forse si compirà finalmente l'etica cristiana, e i deboli avranno in eredità la terra. ( capitolo 8)
- Sarà una tempesta, figlio mio, di cui il mondo non ha mai visto l'eguale. Non ci sarà salvezza con le armi, né aiuto dalle autorità, né risposta nella scienza. Infurierà finché ogni fiore di cultura non verrà calpestato e tutte le cose umane non verranno ridotte a un caos enorme. (capitolo 10)
- (…) Ma l'età oscura che verrà coprirà di un unico drappo funebre il mondo intero; non ci saranno né rifugi né santuari, se non quelli troppo segreti o troppo umili per essere scoperti o notati. E Shangri-La può sperare di essere uno di questi. Il pilota che porterà i suoi carichi di morte verso le grandi città non passerà sopra di noi; e anche se per caso dovesse farlo non sprecherà una bomba per noi. (capitolo 10)
Shangri-La è il mondo dove è preservata la bellezza, e dove la pace è l'unico vero valore. Questo è il suo segreto; e forse esiste davvero, da qualche parte, magari dentro di noi. Fuori di Shangri-La, appena al di fuori della Valle Incantata, anche le cose belle si deteriorano, invecchiano, non vengono più considerate come importanti. E forse questa è la vera importanza di questo libro, al di là della terribile profezia, scritta ben prima che si potesse pensare all'atomica e purtroppo ancora attuale.

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