domenica 16 agosto 2009

Manierismo


(9 maggio 2003)
E finalmente sono andato a Parma, alla bella mostra sul Parmigianino. Per dire le cose come stanno, la mostra si chiama così: Parmigianino e il manierismo europeo. La mia amica di Reggio mi fa delle domande, pensando che io sappia; ma si sbaglia, perché la mia cultura è sempre un po' incerta, davo un po' troppe cose per scontate e non mi sono preparato. Perciò arrivo a casa e prendo il dizionario:
Manierismo: corrente artistica del tardo Rinascimento, tendente all'imitazione esasperata di Michelangelo e di Raffaello. Per estensione: ogni orientamento che, in arte o in letteratura, si basa sull'imitazione di un modello ricercando l'originalità nella variazione stilistica e nella complicazione formale (manierismo alessandrino) . Eccetera. Alla voce manierista c'è anche scritto: artista, scrittore privo di originalità. Pian piano comincio a rimettere insieme i pezzi. Sì, mi ricordavo il giudizio negativo sul manierismo: in pratica, è come dire con belle parole che si copia. Ma poi penso al Pontormo, e al Parmigianino stesso, e magari ai preraffaelliti inglesi dell'800: sono dipinti straordinari, e il conto non mi torna. E' proprio vero che queste sono definizioni molto scolastiche, e valgono solo come metodo per studiare e poi ricordare; e che ogni artista ha la sua personalità, che poi sta stretta nelle definizioni. E continuando a ragionare mi ricordo di un'altra definizione che ho trovato sul Manierismo, ma questa volta più positiva: il manierismo è anche una maniera di fermarsi a riflettere e a ripensare, dopo anni di avvenimenti importanti.
Fermarsi e fare un po' d'ordine nei nostri pensieri, insomma: come facciamo noi dopo aver fatto un bel viaggio, per esempio, o dopo aver conosciuto delle belle persone. E nel Novecento è successo davvero di tutto: forse è il caso di fermarsi, ripensare e riflettere, e darsi almeno per un po' ad un sano Manierismo, almeno nell'arte...

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