sabato 1 agosto 2009

Il dito di Stravinskij

E' la registrazione di un concerto fatto nei primi anni '60, e Igor Stravinskij, nelle vesti di direttore d'orchestra, porta un dito alla lingua e poi lo usa per voltare la pagina del suo spartito. Un gesto abituale, che ripete più volte; e che la telecamera riporta fedelmente, visto che i primi piani non mancano e sono anzi l'essenza stessa del filmato.
Un altro filmato, più o meno della stessa epoca: siamo alla Rai e un critico importante, sempre in bianco e nero, sta presentando la registrazione di una commedia di Pirandello, nel centenario della nascita (1867). Il critico ha in mano un foglietto (anzi, ne ha molti) e da questo foglietto legge con cura il suo intervento, come se fosse alla radio o se stesse tenendo una lezione universitaria; e lo legge con attenzione per non fare errori, senza guardare in camera.
Due atteggiamenti, due gesti abituali, che oggi sarebbero oggetto di scherno e magari di disgusto. Probabilmente Stravinskij avrebbe mandato a quel paese il regista che gli avesse consigliato di non fare quel gesto... Santa ingenuità, nel senso originario della parola. Forse un giorno qualcuno scriverà la storia della corruzione dei costumi, e della decadenza della nostra civiltà, attraverso i filmati tv. Guardando i vecchi filmati troviamo gesti e cose che non si vedono più, sostituite da nuove volgarità e dalla coscienza di essere ripresi, la stessa che rovina tante belle fotografie.
Abbiamo provato tutti a fare delle fotografie, e quindi tutti sappiamo (o dovremmo sapere) che i bambini e i gatti sono dei soggetti ideali: in qualche modo la foto viene sempre bella. Oggi i gatti continuano a comportarsi come cent'anni fa, ignorando del tutto la presenza della macchina che li riprende; ma i bambini ormai hanno imparato la lezione, e anche loro troverebbero goffi i miei vecchi filmati. Non ascolterebbero più un grande musicista che dirige "L'oiseau de feu" ma, di tutto quanto, sono quasi certo che vedrebbero e terrebbero a mente solo il dito umettato di saliva di un vecchio signore, piccolo, brutto e anche un po' sgradevole nell'aspetto.

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