domenica 16 agosto 2009

Ferneyhough

La Garzantina dice che Brian Ferneyhough è un compositore inglese, nato a Coventry nel 1943. Attivo in Olanda, Svizzera e Germania, si distacca dalla scuola inglese per avvicinarsi a Boulez e a Stockhausen; c’è anche un accenno alla sua passione per la filosofia, e l’elenco delle sue principali composizioni.
Ferneyhough l’ho incontrato nelle mie prime esperienze alla Scala, il 21 giugno 1980 durante uno di quei bellissimi concerti che metteva in piedi Claudio Abbado (lo fa ancora, che il Signore gliene renda merito!), e che sono una meraviglia anche solo a leggerne le locandine, perché dal semplice accostamento dei nomi si imparano un sacco di cose sulla storia e sui significati della Musica.
Quella sera però Abbado commise un errore, alternando Ferneyhough con Beethoven e Nono con Verdi (lo Stabat Mater, una delle ultimissime opere di Verdi). Andò così: si inizia con il brano del compositore inglese, una prima esecuzione per l’Italia. Era un brano breve, per piccolo organico, ben fatto e molto gradito dal pubblico in sala, dal titolo “Funérailles”. Finita l’esecuzione, gli strumentisti si alzano in piedi e salutano; il pubblico risponde con un applauso non formale, anzi abbastanza convinto; e applaudo anch’io perché mi è proprio piaciuto. C’è una breve pausa, entra l’orchestra (L’Orchestra!), entra il pianista Alfred Brendel, uno dei maggiori in attività, ed entra anche Claudio Abbado che dà il via al secondo brano.
Il secondo brano era il Concerto n. 4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra, di Ludwig van Beethoven. Chi lo conosce sa già che effetto può aver fatto: un’enorme folata di vento ha spazzato via definitivamente il piccolo brano di Ferneyhough, e io non ne ricordo più nemmeno una nota, nemmeno un momento, mi è rimasta solo l’immagine degli strumentisti che si alzano per ringraziare. Questo è l’effetto che mi ha provocato Beethoven dopo Ferneyhough, e non poteva essere diversamente. Da allora mi è rimasto molto rispetto per il compositore inglese, ma ogni volta che ne sento il nome mi scatta inesorabile questo ricordo, e non so proprio che cosa farci.

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