domenica 16 agosto 2009

Europa riconosciuta

( 9 dicembre 2004 )
Non vado più alla Scala dal 1997, ma la sera del 7 dicembre scorso mi sono messo diligentemente in ascolto alla radio (per una volta, e finché dura, benemerito servizio pubblico: Radiotre Rai), e quindi posso raccontarvi come è andata.
Comincio dalle cose belle: la musica, e Riccardo Muti. Muti è una sicurezza, soprattutto in questo repertorio, e cioè il Settecento, secolo al quale sembra perfino appartenere fisicamente. Se volete ascoltare Gluck e Haydn, ma anche Jommelli, Cimarosa, Pergolesi e tutta la grande scuola napoletana, Muti è il direttore ideale. Dirige bene anche il resto, ma in questo repertorio è straordinario. E, dunque, ha diretto magnificamente anche Salieri.
"Europa riconosciuta" è proprio un'opera del Settecento, anzi: neoclassica. Nasce da Gluck ma si intuisce già Rossini (nascerà nel 1792, 14 anni dopo quest'opera), e perfino Verdi (la scena della morte di Egisto, nel secondo atto). Non avevo mai ascoltato niente di Salieri, ed ero curioso: adesso vorrei saperne di più, ma per oggi sono contento. Detto che i cantanti erano ottimi, con menzione speciale per Desirée Rancatore, passo alle dolenti note.
Ho letto e ascoltato, con raccapriccio, del peso delle scenografie: tonnellate, si è vantato qualcuno. Possibile? Leggo il libretto, riascolto l'opera: non c'è quasi azione scenica, si potrebbe perfino dare in forma di concerto. Per dirla tutta, io avrei affidato le scenografie a Emanuele Luzzati, con i suoi bei teatrini colorati di cartone; e i personaggi, dai nomi mitologici, sono poco più che pupazzi. Sono sicuro che Ronconi e Pizzi hanno fatto un gran lavoro, ma ne valeva la pena? Sorvolo sulle spese per questi gran lavori, perché ne ho già parlato. Anzi, vorrei sorvolare ma non posso: giornali e telegiornali parlano solo di questo. Mi fa piacere sentire Carla Fracci, al Tg3: dice che non è stato giusto demolire completamente gli edifici dietro al palcoscenico, la Scala era un teatro d'epoca e adesso invece è un'altra cosa...
Altra nota dolente, anzi dolentissima: come tutti gli anni, e quest'anno di più, mi tocca di sorbirmi tutta la parata dei vip ai quali l'opera non interessa affatto, ma ci vanno lo stesso e ne rovinano l'immagine con commenti idioti, che i giornalisti riportano con devozione. Per esempio, se fosse vero che Berlusconi ha detto "è un'opera deliziosa", sarebbe da incorniciare. Si possono dire tante cose di un'opera lirica seria del '700, ma "deliziosa" è il parere di uno che avrebbe voluto stare altrove e che non ha capito niente (secondo me lo ha detto davvero). Di fuori, al freddo, confinati in uno steccato, gli operai dell'Alfa Romeo provano a far parlare almeno per un secondo di cose serie, e del futuro dell'Italia. Vedo in tv il sindaco Albertini raggiante, e ne ha tutte le ragioni, in questo caso. Ma se io fossi lì vicino gli chiederei come va il depuratore di Milano, e di certo sarei un pessimo giornalista, se questo fosse il mio mestiere.
(Nota per chi ha visto il film: il Requiem di Mozart fu commissionato dal conte Walsegg e trascritto dall'allievo Süssmayr; e se Antonio Salieri fosse ancora vivo potrebbe querelare Milos Forman e portarsi a casa una montagna di soldi.) (Però il film è molto bello ed è da vedere, o da rivedere)

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