domenica 16 agosto 2009

Desiderio di essere un indiano

Nel secondo atto della "Fanciulla del West" di Puccini ci sono due indiani, marito e moglie o quasi. La signora si chiama Wowkle, il marito Billy Jackrabbit. Tra di loro nasce questo magnifico dialogo (versi di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini, da un dramma dell'americano David Belasco, 1910):
Billy (entrando, come saluto): Ugh...
Wowkle (gli risponde): Ugh...
Billy vede sulla tavola i biscotti e la crema. ha uno sguardo cupido, fa per assaggiare.
Wowkle (indicando la tavola): Crema... biscotti... Padrona... non toccare.


Eccetera. Non una cosa di cui menar vanto, anche se a Wowkle tocca una breve melodia, in apertura d'atto. Insomma, dopo questo capolavoro mi sono sentito in dovere di andare a cercare qualcosa di meglio, e l'ho trovato.

1."(...) Ah, Settimio, ragazzo mio, non cedere mai alla tentazione, non acconsentire ad essere un mago, anche se l'Uomo Nero ti persuadesse con tutte le sue forze. (...) Non lo fare, Settimio. Certo, se tu potessi essere un indiano, quella sì che sarebbe vita, altro che questa, così addomesticata, che meniamo noi...(...)
(la zia Keziah, di origine indiana, si rivolge al nipote; da "Settimio Felton" di Nathaniel Hawthorne, 1860) (pag.137 ed. Garzanti, traduzione di Elemire Zolla)


2. Ah, se fossi un indiano, ecco qua, pronto, sul cavallo in corsa, obliquo nel vento, scosso da brevi sussulti sul suolo sussultante, fino a gettare gli sproni, che non ci sono, fino a buttare le redini, che non ci sono, fino a intravedere appena la prateria rasata che mi fugge davanti, senza più collo né testa di cavallo.
(Desiderio di essere un indiano, dai Racconti di Franz Kafka, 1913)(trad. G.Zampa., ed. Feltrinelli)
(15 maggio 2004)

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