giovedì 16 luglio 2009

Il guado

Un fiume da attraversare: con le sue insidie, i vortici, le correnti, le buche, gli ostacoli nascosti, i coccodrilli. Carl Gustav Jung sottolineava l’importanza del guado nel nostro immaginario, fin dai tempi più lontani: il nostro sonno è pieno di situazioni simili al guado, momenti di transizione, momenti in cui ci si sente inadeguati.
Siamo sempre inadeguati, attraversando il fiume. Basta poco per spingerci di sotto, un attimo di disattenzione, un piede messo in fallo: ma l’acqua è torbida, le correnti sono infide, non riusciamo mai a vedere dove va a finire di preciso il nostro piede. Quante volte abbiamo visto i filmati dove un branco di zebre, o di gnu, attraversa un fiume? La maggior parte del branco ce la fa, e va finalmente a trovare un posto migliore di quello che hanno appena lasciato. Per chi sopravvive al guado, si apre una nuova vita.
Ma c’è anche chi non sopravvive, all’attraversamento del fiume; e non è detto che siano pochi. Giungere all’altra sponda può provocare catastrofi epocali, ecatombi. Basta poco, come si è detto: non sempre si può aspettare il momento giusto, e il più delle volte muoversi o non muoversi non è una cosa che dipenda dalla nostra volontà.
La morte è una caratteristica dei momenti di transizione. Chi passa quel momento, ha un futuro davanti; chi non lo passa (e non è detto che sia suo demerito, anzi) finirà in pasto ai pesci e ai coccodrilli, e sarà presto dimenticato.
Non capita solo con i grandi fiumi africani, e non capita solo nei documentari tv: è cosa di tutti i giorni. E allora sarà bene ricordarlo: nei momenti di transizione, magari da un sistema economico ad un altro, c’è sempre qualcuno che non ce la fa. E non è detto che la cosa non ci riguardi: è per questo che metto qui a guardia questo gnu e questa zebra, che vi guardino bene in volto. Loro di guadi se ne intendono, al contrario di noi che pensiamo di conoscere tutto e avere una soluzione per tutto.

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