giovedì 16 luglio 2009

Cetonia

Era primavera, e Carl Gustav Jung stava ascoltando una sua paziente che gli raccontava d'aver sognato lo scarabeo sacro, quello degli antichi egizi. Proprio in quel momento, entra nella stanza, ronzando rumorosamente e con un volo lento e pesante ma efficace, uno scarabeo bellissimo: la cetonia aurata.
E' uno degli insetti più comuni dalle nostre parti, ed è bellissima: è verde brillante, sembra una pietra preziosa e il suo bruco vive sulle rose. Chissà quante volte l'avrete vista. E' del tutto innocua, anche se le cronache raccontano che, se spaventata, emette un umore molesto. L'ho letto, ma a me non è mai successo. Me ne è entrata una in casa, proprio ieri: era la prima della stagione, l'ho raccolta per farla uscire, e siccome avevo le mani un po' bagnate si è fermata a bere sul mio palmo; ci ha passeggiato sopra un po', come se fosse una grossa coccinella (sono parenti: coleotteri entrambi, non come gli scarafaggi che sono blatte - tutta un'altra cosa ), e poi è volata via.
Per gli antichi, gli insetti erano spesso associati alla reincarnazione, o alla rinascita. L'esempio più bello sono le farfalle, ma gli antichi egizi avevano osservato attentamente anche gli scarabei. Gli insetti (ma non tutti: solo gli olometaboli) nascono da uova, e diventano larve o bruchi. Poi il bruco muore, o così sembra: diventa duro, immobile, secco e rimane così per molto tempo; ma poi rinasce, ed è qualcosa di totalmente diverso. Chissà, forse capita così anche a noi, che non ce ne accorgiamo; e la Natura (o chi per lei) ci ha fatto lo scherzo di metterci sotto gli occhi una cosa che non possiamo comprendere, così come il bruco non può comprendere la farfalla.

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